PSICOSFERA – Beta
Gruppo: | Psicosfera |
Titolo: | Beta |
Anno: | 2019 |
Provenienza: | Argentina |
Etichetta: | Avantgarde Music |
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TRACKLIST
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DURATA: | 45:27 |
Gli Psicosfera sono argentini, i loro album si chiamano con nomi in greco, sono prodotti dalla nostrana Avantgarde Music (almeno nel caso del qui presente Beta) e la loro musica ha un che di molto francese; in una realtà cosmopolita come quella odierna, presupposti migliori non esistono. Certo, probabilmente non saranno in molti ad aver già sentito parlare di questo gruppo, ma siamo qui per rimediare, perché il quartetto di Buenos Aires merita davvero di essere scoperto e recuperato.
Dopo aver debuttato quasi cinque anni fa con AlphA, uscito prima come autoproduzione e successivamente stampato da Traumatic Records, i quattro argentini che si celano dietro il nome di Psicosfera sono tornati all’assalto lo scorso anno con ulteriori tre quarti d’ora di male, impacchettato e distribuito nel 2019 dalla succitata etichetta italiana. La musica di Beta è figlia dell’unione tra Deathspell Omega e The Great Old Ones — entrambi gruppi francesi, per l’appunto — e ha come padrini gli Amenra. Pur essendo nativi dell’altro capo dell’Atlantico, dunque, i sudamericani hanno a disposizione una tavolozza di suoni molto europea per solleticare chi li ascolta, e danno prova di saper passare agevolmente dalle sferzate più dissonanti agli arpeggi atmosferici di più ampio respiro.
La cupezza è un elemento assolutamente caratterizzante di Beta. I vapori mefitici che si respirano durante l’ascolto non sono subito letali, ma trasportano invece l’ascoltatore verso quegli stessi luoghi non ben definiti di cui scrisse a suo tempo Lovecraft, infestati dalle ombre dei Grandi Antichi, da demoni evanescenti e incarnazioni malefiche capaci di far perdere il senno anche alla più sana delle persone. L’inizio affidato a “X” si fa carico di promesse, a mio avviso difficili da mantenere, ma alle quali gli Psicosfera sembrano riuscire comodamente a tener fede. Il nucleo dell’opera è affidato a “XII”, “XIII” e “XIV”: la prima, votata maggiormente al post-metal più tenebroso, si riallaccia rapidamente alla seconda, nel cui finale esplode un’ondata di marciume che procede in una maniera strascicata pericolosamente vicina allo sludge fino alla fine di “XIII” (traccia che ci regala anche alcuni riff in maggiore a dir poco infestanti).
Andare oltre e rovinarvi il finale dell’album sarebbe un’azione davvero spregevole da parte mia, tuttavia non posso tacere. I quasi sei minuti che compongono “XVI” rappresentano appieno il viaggio verso la follia iniziato nei primi minuti di Beta, tra movenze pachidermiche a metà tra doom e sludge, riff incalzanti e dissonanti di matrice black e aperture atmosferiche tipiche del post-metal. Se solo gli Psicosfera avessero lasciato urlare anche una persona, oltre ai propri strumenti, il loro secondo disco si sarebbe indubbiamente guadagnato un posto nella mia classifica di fine anno. In ogni caso non siamo davanti a un’opera tronca né lacunosa: la furia malefica del quartetto sudamericano si è incarnata nella forma più adatta allo scopo di infestare gli impianti stereo nella maniera più tetra e orrorifica possibile.
Se siete alla ricerca di qualche nuovo monvmentvm e vi siete già gvardati intorno, volgete il vostro sguardo verso l’Argentina. Non troverete soltanto la casetta di Papa Bergoglio e quel che resta di Maradona: a tenergli pessima compagnia ci saranno anche gli Psicosfera, pronti a deliziarvi e irretirvi con Beta, un’opera che mieterà vittime su larga scala.