PSYCHOPATH – Avaritia
Gruppo: | Psychopath |
Titolo: | Avaritia |
Anno: | 2011 |
Provenienza: | Polonia |
Etichetta: | Killing Force |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 37:34 |
Sono di Varsavia, suonano thrash e vivono come tante altre band alimentando il circuito di thrasher che si rifà alla vecchia scuola, loro sono gli Psychopath e "Avaritia" (2011) è il secondo lavoro prodotto sotto l'ala della giovane e operosa etichetta connazionale Killing Force.
Il suono guarda sia agli anni Ottanta che ai primissimi anni Novanta e le realtà di riferimento essenziali sono due: Slayer e Sepultura. C'è qualche intrusione non indifferente di manovalanza tedesca pesante, il martello pneumatico Kreator, e di altri signori tipo Death Angel e Possessed, sì in certi frangenti potrebbero saltarvi all'udito.
L'essenziale per questi musicisti polacchi è randellare e lo fanno con ininterrotta grinta e nessun riguardo. Dieci capitoli che evitando di girarci intorno spiattellano le intenzioni decise e cristalline su come e perché l'attacco debba esser condotto in maniera serrata ed energica, quindi sia l'omonima "Psychopath" che la titletrack "Avaritia", quest'ultima dal passo più pesante e minaccioso,sia canzoni dalla presa sicura quali "Sentenced To Thrash", "Hate", "King Shall Be Kings" e "No Pain – No Game" tenderanno a scuotere e rendere l'atmosfera tagliente. La volontà degli Psychopath si muove nel tentativo, più volte riuscito, di riscuotere il dovuto.
"Avaritia" non rivoluzionerà la storia del genere, è ancorato al vecchio che, usando il linguaggio da Facebook, ti fa premere quel cavolo di mi piace senza pensarci due volte. Alla fine dei conti infatti i déjà vyu sono costanti ma piacevolissimi, non si fanno mancare neanche lo strumentale, "The Point Of No Return", e la cover in stile guarda che ti tiram fuori dal libro di ricordi", in questo caso è "Burdel" pezzo dei compatrioti Dezerter — grazie agli Psychopath ho scoperto che la formazione in questione è una delle più importanti realtà hardcore/punk polacche attiva sin dal 1981 — e così pare proprio che lo stereotipo del disco thrash per antonomasia sia ben più che rispettato e omaggiato.
Non fatevi troppe domande, ascoltate a volume altissimo e godetevi un po' di buona musica, il resto sono chiacchiere e stanno a zero. Se siete sfegatati fruitori del genere un album simile potrà solo regalarvi dei bei momenti.