Qilin - Petrichor | Aristocrazia Webzine

QILIN – Petrichor

Gruppo: Qilin
Titolo: Petrichor
Anno: 2021
Provenienza: Francia
Etichetta: WormHoleDeath
Contatti: Facebook  Youtube  Bandcamp  Instagram  Spotify  Soundcloud
TRACKLIST

  1. Through The Fire
  2. Labyrinth
  3. Cold Pine Highway
  4. Sun Strokes The Wall
  5. Myrmidon’s Big Jam
  6. Head Of Medusa
DURATA: 47:45

Figlio contemporaneo di due titani come lo stoner rock e il doom metal, quel genere misto di stoner, doom e sludge è sempre stato decisamente prolifico. Una delle band emergenti che merita attenzione in questo contesto sono i parigini Qilin, che quest’anno hanno ristampato Petrichor, album di debutto del 2020 ora approdato sotto l’ala della nostrana WormHoleDeath. Il quartetto strumentale è nato nel 2015, è composto da Thomas (chitarra solista), Frèdèric (chitarra), Benoît (basso) e Mathieu (batteria) e prende il nome da una creatura fantastica orientale (nota anche col nome di Kirin) che potremmo paragonare a una più occidentale chimera-unicorno.

Parimenti alla bestia, il sound dei Qilin è composto da più elementi che ricordano gli animali di origine, ma che insieme formano una creatura completamente nuova. Fermarsi alla superficie e giudicare l’ibrido a partire dalle sue radici evidenti sarebbe semplice, così facendo però perderemmo la possibilità di ascoltarne la storia. Questa storia si chiama Petrichor, vale a dire il profumo della pioggia sulla terra asciutta, nome molto intenso e introspettivo il cui corrispettivo italiano è petricore.

L’opera si dischiude con “Through The Fire” che sorprende con una velocità e un’energia abbastanza inusuali per la categoria; a bilanciare la parte ritmica ben sostenuta arriva però la pesantezza delle chitarre, quasi come se gli strumenti stessero discutendo su chi deve prevalere. I riff orecchiabili e ripetitivi, tuttavia, si lasciano convincere e trascinare in un exploit più schierato sullo stoner, poi — come pentiti — subito dopo i toni si abbassano e cala un velo di melanconia. I ritmi rallentano, quasi perplessi, lasciando prevalere la parte più doom.

L’altalena emotiva e musicale prosegue mostrandosi in altre sfaccettature: da “Labyrinth” fino all’allucinata “Cold Pine Highway”, presentata da un breve scambio di battute tra due voci (unica eccezione dell’intero album completamente strumentale). Arriva quindi “Sun Strokes The Wall” che è un vero e proprio tributo ai genitori di questa sottocategoria e probabilmente anche l’unico momento in cui, tra riff onirici e rallentamenti, si ottiene una vera alchimia tra le influenze, a dimostrazione anche dell’elevato potenziale che i Qilin possono raggiungere. Segue “Myrmidon’s Big Jam”, che da sola riassume efficacemente lo spirito dualistico dell’album: nell’attrito delle personalità contenute nello stesso corpo è possibile che si manifesti un equilibro unico e sempre nuovo. L’opera è chiusa infine da “Head Of Medusa”, la più intima e oscura delle tracce, dove possiamo trovare il climax del viaggio interiore compiuto dalla bestia tormentata nella ricerca della sua identità; questo intenso brano, tra l’altro, è contenuto nella compilation Weedian: Trip To France.

Pur non riscrivendo le regole del genere, i Qilin mostrano il coraggio di cercare se stessi attraverso un’opera davvero degna di nota e, a modo suo, sorprendente.