QIP – On Ephemeral Substrates | Aristocrazia Webzine

QIP – On Ephemeral Substrates

 
Gruppo: QIP
Titolo: On Ephemeral Substrates
Anno: 2015
Provenienza: Regno Unito
Etichetta: Arachnophobia Records
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TRACKLIST

  1. Industrial Espionage
  2. A Moral Nuance Of Coding Stealth
  3. Millennium Way
  4. Discarded Specimens
  5. Payback Ritual
  6. Humanity +
  7. Ergoregion
  8. Teller-Ulam Configuration
  9. This Place Is A Tomb
DURATA: 59:07
 

qip, scritto ufficialmente in caratteri minuscoli, è il progetto solista di Maciek Pasinski, musicista polacco attualmente di stanza a Belfast che negli anni '90 movimentò il sempre frizzante underground del suo Paese con i Sirrah, una discreta band gothic-doom metal. È però nell'Irlanda del Nord, qualche anno fa, che Pasinski ha cominciato — nelle sue stesse parole — a comporre con la chitarra classica musica che si era ammassata nella sua testa durante dodici anni di inattività. Musica che la moglie lamentava essere «grezza, fastidiosa e rumorosa»: figuratevi com'è diventata quando l'ha registrata con una sette corde amplificata a dovere!

"On Ephemeral Substrates" è in tutto e per tutto un disco industrial metal, ma non l'industrial metal grosso e sporco dei Fear Factory anni Novanta, quanto quello rifinito e ripulito dei Mechina. Rispetto alla macchina da guerra di Joe Tiberi, Pasinski è meno tamarro e più omogeneo (d'altronde è europeo), tuttavia i riferimenti sono abbastanza chiari. Anzi, il debutto di qip è un po' troppo omogeneo e non regala mai veri e propri brividi; allo stesso tempo, l'esperienza del musicista polacco, radicata nei bei tempi andati, gli permette di evitare sbavature pacchiane o errori grossolani, confezionando in tutto e per tutto un album solido.

Un plauso va alla capacità di Pasinski di unire la sua chitarrona alle basi elettroniche e di costruire davvero un'atmosfera cinematografica sulla quale innestare il concept fantascientifico dell'album. In merito a ciò bisogna anche riconoscere la grande versatilità del Polacco, che su questo disco ha fatto davvero di tutto: suonato, cantato, programmato, ideato, registrato, addirittura si è occupato della copertina (ok, non è certo un'opera preraffaellita, ma comunque…) e del missaggio.

One man band, riffoni, suoni sintetici, un concept tutto da scoprire e un disco fatto a mestiere: pur se lontano dal lasciare senza fiato, "On Ephemeral Substrates" merita certamente delle attenzioni. Ottima scelta, quella di Arachnophobia, di dare un supporto fisico all'album, disponibile originariamente (dal 2015) soltanto tramite Bandcamp.