RAVENTALE – Bringer Of Heartsore
Gruppo: | Raventale |
Titolo: | Bringer Of Heartsore |
Anno: | 2011 |
Provenienza: | Ucraina |
Etichetta: | Solitude Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 40:03 |
Puntuale come un orologio svizzero, torna a farsi vivo Astaroth con i suoi Raventale, giunti alla quinta uscita con "Bringer Of Heartsore". Stavolta sembra che sia la poesia ad avere ispirato l'artista e nello specifico quella del russo Alexander Blok, uno dei poeti appartenenti alla cosiddetta Era D'Argento, arte che a quanto pare non si ferma esclusivamente alla parola trasportata in musica. Le illustrazioni inserite nel libretto informativo dell'edizione limitata in digipak infatti ritraggono, seppur solo in parte, opere di Ivan Aivasovsky e Isaak Levitan e ben si sposano con l'umore melancolico decadente da sempre marchio di fabbrica del progetto.
I Raventale sono ormai una creatura rodata, con uno stile ben definito e la prestazione insita in "Bringer Of Heartsore" non fa altro che portare a galla ulteriormente la predisposizione di Astaroth per il ricamo di melodie d'accompagnamento dolciastre e suadenti, tramite l'uso calibrato dei sintetizzatori su di una base fatta di riff austeri e rigorosi, quasi a rappresentare due anime contrapposte che si scontrano, pur essendo costrette a convivere dallo stesso lato dalle barricata.
Gli innesti di chitarra solista, le aperture in acustico, la solita prova vocale graffiata e stavolta una produzione ancora più nitida e delineata rispetto al passato — che mette in risalto spesso e volentieri il lavoro svolto dalla batteria — favoriscono in linea di massima sia l'aspetto dinamico che quello espressivo dell'album. Pur ruotando sull'esperienza acquisita e sulle scelte che hanno fatto dei Raventale ciò che sono odiernamente, "Bringer Of Heartsore" fa denotare una maturità ormai completamente raggiunta e l'apporto di ulteriori migliorie nel complesso atmosferico, aspetto che risulta ancora più convincente anche quando viene spezzato dalla follia irruente dell'inatteso blastato insito in "These Days Of Sorrow".
Il bello di brani come "Anything Is Void", "Breathing The Scent Of Death" e "Detachment And Solitude" è l'alta fruibilità: si respira un'aria pesante, greve ed empia che sembra inveire contro la speranza, ma allo stesso tempo si percepisce quel consistente alone melodico-gotico che nell'oscurità abbraccia l'ascoltatore. Una sorta di fredda carezza che per quanto gelida mostra il lato delicato di un artista che tematicamente rimane ancorato alla parte più silenziosa e amica della dimenticanza.
Chi ha già avuto modo di ascoltare dischi come "Mortal Aspirations" e il precedente "After" non avrà di certo problemi a entrare in contatto anche con questo "Bringer Of Heartsore", mentre coloro che invece non avessero avuto modo sinora di incrociare i lavori dell'Ucraino potrebbero iniziare ad approfondirne la conoscenza dal primo citato, per poi arrivare sino a questo, avendo così una panoramica più ampia sui passi in avanti da compiuti. In entrambi i casi vi consiglio di non farlo passare inosservato, siamo alle porte di un nuovo inverno e la sua compagnia non potrà che esservi gradita.