Remah - Une Main | Aristocrazia Webzine

REMAH – Une Main

Gruppo: Remah
Titolo: Une Main
Anno: 2021
Provenienza: Francia / Belgio
Etichetta: Avantgarde Music
Contatti: Bandcamp
TRACKLIST

  1. Des Rêves Sales
  2. III
  3. Les Marais
  4. Le Gueule Ouverte
  5. Premier Spasme
DURATA: 35:23

Cosa significa essere trve nel 2021, nell’era dei social e della promozione digitale senza freni? I Remah, duo franco-belga composto da A.B.R. e Dea Hydra, ne sanno qualcosa, e anzi ci danno dentro fino in fondo: zero profili sui social, zero Spotify, zero Bandcamp a eccezione di quello di Avantgarde Music, che ha dato alle stampe il loro debutto Une Main.

Se di A.B.R. non si sa molto, emerge invece qualcosa del passato musicale di Dea Hydra, che col black metal c’entra poco o nulla: Soror Dolorosa, ultimi Emptiness, il progetto solista cold wave Luminance, session man per Sylvaine e Of Blood & Mercury, più una manciata di altre cose. L’amicizia di lunga data che lega i due musicisti, complici un considerevole periodo di pausa dalle prime esperienze condivise nel black metal e un insieme variegato di influenze che negli anni hanno plasmato Dea, ha portato alla genesi di un signor disco, eterogeneo e coerente.

Dea Hydra — che qui si occupa della voce pulita, di tutti gli strumenti a eccezione della batteria e della composizione — riesce a far coesistere diverse filosofie di un genere tanto intransigente quanto sfaccettato: la prima parte del disco si attiene più alle correnti tradizionaliste, sfiorando anche lidi DSBM, con le affilatissime “Des Rêves Sales” e “III”, lo scream glaciale e demoniaco di A.B.R. e la voce solenne di Dea a fargli da contraltare. A sorreggere il tutto, la batteria di Jonas Sanders (anch’egli in Emptiness e Of Blood & Mercury) che si destreggia fra d-beat, collaudatissimi blast e rallentamenti in cui sarebbe possibile rifiatare se tutto il resto non fosse comunque opprimente.

“Une Marais” segna l’avvento decisissimo di una seconda faccia della band: un intermezzo elettronico che sembra provenire da anni luce di distanza, perfetto per introdurre gli ultimi due pezzi in cui i Remah si danno al black più siderale e atmosferico. Tappeti di tastiere, tocchi industrial che richiamano i Blut Aus Nord, ma anche una sensibilità — come accennato sopra — per cose più minimali, con le voci pulite che predominano sullo scream. “Le Gueule Ouverte” e “Premier Spasme” sono a conti fatti due ottimi down-tempo che emanano una freddezza cosmica e annichiliscono più a livello spirituale che uditivo.

La scelta dei Remah di restare nell’ombra e far conoscere soltanto i dettagli più indispensabili è un’arma a doppio taglio: fin dalla copertina, molto bella ma anche estremamente minimale, il rischio di perdersi nel marasma delle uscite quotidiane è molto elevato. Io spero vivamente che non accada, perché Une Main è decisamente un disco da segnarsi negli appunti.