RUIN LUST – Choir Of Babel
Choir Of Babel è il terzo album per i Ruin Lust, ed esce solo a un anno dal precedente Sacrifice (2019). A quanto pare, vista la distanza ravvicinata delle due opere, il trio di New York ce la sta mettendo tutta per pubblicare nuovo materiale, forse alla luce del desiderio di far dimenticare a chi li aveva ben accolti la voragine di sei anni che separava il debutto omonimo (2013) dal sopra citato secondo disco. Ciò che colpisce però è la dedizione della band all’obiettivo di risultare criptica, impegno che la fa apparire indisponente; l’interno del libretto è un incubo, specie per chi vorrebbe farsi un’idea delle tematiche: i testi di ogni brano sono stampati su due facciate, con un’impaginazione, diciamo, molto artistica, ma che non facilita certo la lettura. Lettura non sempre possibile, dato l’utilizzo, per certe parti (“The Choir Of Babel”), di ideogrammi. Eppure, per quanto il gruppo non rilasci interviste, l’identità dei musicisti non è segreta, e di conseguenza non è un’impresa ardua risalire al loro coinvolgimento in altre formazioni americane come Yellow Eyes, Vorde, Ash Borer eccetera.
Passiamo però ora alla musica dei Ruin Lust: nelle intenzioni è impenetrabile, come cercare di distinguere lo sguardo torvo di un musicista war metal oltre le lenti nere dei suoi occhiali da sole. Il confine tra black e death non è poi così definito quando il suono è impastato, nero, nebuloso. Non siamo certo ai livelli di caos dei tanto leggendari quanto inascoltabili Conqueror, band che presumo figuri nella lista degli eroi della formazione newyorkese, ma lo spirito credo sia quello. La produzione però non si spinge fino in fondo nel suo voler essere cacofonica a tutti i costi, e bastano concentrazione e qualche giro per farci la mano e distinguere il riffing. A questo punto però credo di dover sottolineare che la scelta è stata senza alcun dubbio ponderata: un suono così massivo, per quanto caotico, non si può ottenere in modo amatoriale. Superato tale ostacolo, scopriamo che Choir Of Babel pende di più verso il death, in una maniera che vi sarà abbastanza familiare se negli ultimi anni avete arricchito la vostra collezione con gli album degli Ascended Dead, dei Triumvir Foul e dei Of Feather And Bone, per dirne alcuni. Si prosegue dritti, indefessi, i blast beat escono dalle fottute pareti, non c’è ragione che tenga per tutta la durata del disco.
Spesso, tuttavia, questa direzione univoca che evita grosse variazioni non si rivela il modo adatto di proseguire. C’è purtroppo la tendenza a tirare per le lunghe con l’aggressività prima di arrivare alle digressioni più potenti, che pur essendo degne di nota molte volte non arrivano in tempo per salvare da cali di tensione, specie quando parliamo degli ultimi due brani. Sfortunatamente si rischia di perdere il segno, di distrarsi e di venire colti di sorpresa: per quanto il piazzamento di “Worm”, il brano più accessibile (passatemi il termine), al centro della scaletta sia una buona idea, molto di quanto sentiamo nella seconda metà non regge il confronto con “Prison Of The Sentient Horror”, la traccia più feroce, che muovendosi in modo lancinante al limite del grind alza l’asticella a un livello che la band non riesce purtroppo a raggiungere una seconda volta.
In generale, credo che sia una fortuna che gli album dei Ruin Lust non arrivino mai alla mezz’ora di durata, anche perché nel caso specifico di Choir Of Babel allungare il brodo avrebbe solo reso ancora meno facile da digerire un suono così monolitico; eppure, ricordo che dietro album war metal di questo tipo c’è un paradigma molto preciso che conosciamo tutti ormai a menadito, e al quale la band aderisce. Choir Of Babel non è sconvolgente nei contenuti, e non mi è difficile immaginare che qualcuno possa trovare difficoltà nell’averci a che fare; chi però chiede al metal estremo solo il massacro dovrebbe dargli una possibilità.