RUINAS – Resurrekzión
Sono passati due anni da quell’Ikonoklasta con cui i Ruinas si sono affacciati sul panorama estremo europeo. Eredi spirituali e non degli storici Machetazo, i due galiziani ci hanno messo poco più di due anni per tornare sulle scene con Resurrekzión, un disco che enfatizza ed esagera quanto sentito in precedenza, aggiungendo nuovi elementi e confermando il duo come uno degli assoluti protagonisti del roster di Spikerot Records.
Rober Bustabad e il terremotante Angel mutano un po’ nella sostanza, ma non nella forma: mezz’ora di death-grind schiacciasassi, questa volta condensato in quattro brani più un intermezzo e un finale ricco di synth da diciassette minuti. La circolare “Eterno Retorno” mette subito in chiaro come i Ruinas abbiano deciso di dare dei connotati leggermente diversi alle proprie emanazioni, con una produzione al contempo più equilibrata e sporca, una voce cavernosa riverberatissima e un caos costante che si placa solo a tratti, diradando un po’ la fitta rete intessuta dai due.
Resurrekzión è decisamente più maligno rispetto al predecessore e ha un piglio più spostato verso il grind e l’hardcore: i brani sono delle vere e proprie fucilate che raramente lasciano spazio per riprendere fiato, come in “Tormenta De Miseria Y Muerte” e “Último Vector”, quest’ultima con un’azzeccatissima melodia che dà uno sprazzo di epicità al di sopra del devasto sonoro.
Arrivati alla title track i ritmi iniziano ad allentarsi per far spazio al finale, in cui i Ruinas riprendono la stessa soluzione a base di sintetizzatori sentita su Ikonoklasta. “Ex Putrefaktio” e la lunga “Lázaro” chiudono in bellezza il disco e potrebbero trovar spazio sulla colonna sonora di Blade Runner o qualcosa di simile, un epilogo che dà un’immagine di post-devastazione.
Se due anni fa i Ruinas erano una grande promessa, questa volta siamo di fronte a una grande conferma: Resurrekzión è un grandissimo disco che lascia l’amaro in bocca soltanto per la sua breve durata. Lo rivedremo su tante liste di fine anno, e da qui a dicembre c’è tutto il tempo per ascoltarlo quel milioncino di volte.