S.I.D. – City Of Chemistry | Aristocrazia Webzine

S.I.D. – City Of Chemistry

Gruppo: S.I.D.
Titolo: City Of Chemistry
Anno: 2022
Provenienza: Italia
Etichetta: Gruesome Records / V.A.N.G.A. Record / SFA Records
Contatti: Facebook  Bandcamp  Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. Mustard Gas
  2. Phosgene
  3. City Of Chemistry
  4. The Spill
DURATA: 23:56

Capitano sempre quelle serate a cui vai a occhi chiusi, senza prepararti davvero a chi e cosa ti troverai davanti. Quando una band ti sorprende, partendo da questi presupposti, il desiderio di andare a scavare per saperne di più diventa impellente e, per chi è addetto ai lavori, scriverne diventa una sorta di imperativo morale. Ecco, questo è il caso dei S.I.D., che ho avuto il piacere di incrociare per puro caso l’altra sera dal vivo a Napoli a una serata con i Mauled. A fine concerto non potevo sottrarmi alla visita al banchetto del merch, ed è così che sono tornato a casa, tra le altre cose, con una copia di City Of Chemistry.

Dopo il tentativo di Alessandro aka Ikea(core) di spiegare più nel dettaglio le idee dietro al disco mentre lui, Francesco (In Lacrimaes Et Dolor, Phantasos ed ex Arkana Code, tra gli altri) e Pikkio annichilivano l’aria di un affollato locale del sottosuolo partenopeo, l’esigenza di leggerne di più e di parlarne è cresciuta a dismisura. Come anticipato dal trio in sede live, City Of Chemistry — che poi è la solo seconda uscita di sempre, un EP arrivato a tre anni circa dal loro album di debutto, Architects Of Armageddon — è un concept incentrato sulla guerra e, più nello specifico, sugli orrori compiuti attraverso l’uso di armi chimiche. «City Of Chemistry è principalmente ispirato dal libro Veleni Di Stato, un viaggio agonizzante nelle aree di guerra e non dove questi strumenti di morte sono stati sviluppati, prodotti e utilizzati. È un profondo atto di denuncia contro i governi e i poteri guerrafondai sempre pronti a coprire i propri crimini». Così la band spiega l’idea centrale dell’EP su Bandcamp.

All’atto pratico, l’ultima prova del trio, continuatrice sonora e concettuale di Architects Of Armageddon, ci presenta la formazione marchigiana in ottima forma. Nelle quattro tracce in scaletta, i S.I.D. hanno sversato diversi quintali di riff inverosimilmente tossici. La produzione, pulita al punto giusto ma mai asfissiantemente plasticosa, permette a chi ascolta di essere demolito dall’assalto di cui i Nostri sono promotori. Chitarre grosse, riverberi e ritorni a destra e a manca, ma anche svolazzi di viola (opera di Beatrice Marata) rendono il doom metal del progetto più atmosferico e funereo. L’allontanamento dai blast e dai ritmi frenetici, che ben si sposa con l’idea dell’uso di armi chimiche, crea un mood particolare, molto narrativo — sottolineato anche dal parlato di Connie Hart sull’eponima “City Of Chemistry”. Il growl cavernoso e annichilente di Francesco interseca benissimo le linee dissonanti di lead, perdendosi nei meandri dei tunnel bellici scavati a suon di timpani e palm-muting: “Phosogene”, per dirne una, ne è un ottimo esempio.

Compatto ma non per questo meno d’impatto, City Of Chemistry è stata una piacevolissima scoperta. Quel mix tra Clouds, Converge e Fordomth che non sapevi di star cercando e che, invece, ti assale all’improvviso, lasciandoti secco. Benissimo così, S.I.D., ora sotto con l’ultimo capitolo di questa trilogia sugli orrori della guerra: noi restiamo in attesa.