SARTEGOS – O Sangue Da Noite
Il nome di Rou “Sartegos” Morgade si fa strada ormai da qualche anno nell’underground più recondito, grazie a un paio di demo e split interessanti usciti (anche) per la attivissima IVH, ma è intorno al 2016 che i più attenti hanno iniziato a sentirne davvero parlare, merito dello split Resvrrezionespiritval, che ha visto il galiziano accostato alla più celebre creatura francese Ysengrin. Da allora un’altra sola traccia uscita su un 7’’ condiviso con i connazionali Balmog e poi, finalmente, il qui presente O Sangue Da Noite.
Questo debutto, che esce sempre sotto l’egida dell’etichetta palermitana a fine 2019, arriva dopo ormai undici anni di lavori da parte di Sartegos; in questo lungo lasso di tempo Morgade ha fatto tesoro di tutte le uscite minori inanellate e ha raccolto e sgrezzato le sue idee migliori in questi tre quarti d’ora di musica, registrati un po’ ai Moontower Studios di Terrassa (la batteria), poco fuori Barcellona, e un po’ a casa, a Sabucedo, nelle estreme propaggini occidentali della penisola iberica. Come in tutte le sue pubblicazioni fino ad oggi, Morgade si è occupato della stesura di tutta la musica, di tutti i testi e di tutti gli strumenti ad eccezione della batteria, qui affidata al turnista Jordi Farré, giovane di Barcellona molto attivo in diverse formazioni della Catalogna — ed ecco spiegati i due studi di registrazione.
Fatte le dovute precisazioni, O Sangue Da Noite è un buon disco black metal, quadrato e compatto, con un’evidente attenzione per le chitarre e i riff. Morgade non inventa nulla, ma inanella una serie di canzoni old school molto d’atmosfera, dove sono palesemente gli anni ‘90 a farla da padroni. Sartegos dice espressamente di rifarsi a quel periodo, e in particolare alla scena greca, ma confesso che più che i Rotting Christ di Non Serviam e i Varathron di His Majesty At The Swamp nel lavoro dello spagnolo io sento maggiormente i Darkthrone post-Panzerfaust o i Primordial. Quelle chitarre grosse e slabbrate che fanno un po’ thrash, un po’ ‘n’roll e un po’ punk, insomma, che già negli anni ‘90 facevano retaggio anni ‘80. A questo si aggiunge poi il solito Burzum periodo gattabuia con un interludio e soprattutto un’outro in midi ambient, o dungeon synth che dir si voglia, a concludere il lotto.
Quali che siano poi le intenzioni e i reali riferimenti di Sartegos, il punto di maggior interesse della creatura galiziana è l’insieme di satanismo e tradizioni locali: «i miti e il folklore della Galizia», dice Morgade, «sono parte integrante della visione e del concept su cui si basa la band», e nei testi di O Sangue Da Noite troviamo quindi riferimenti ad «archeologia, storia ed elementi culturali» dei luoghi d’origine del Nostro, oltre a «miti e leggende uniti a concetti satanisti». Nonostante i testi siano in galiziano, il libretto offre la traduzione in inglese di ogni verso, e diventa divertente andare a cercare riferimenti alla geografia locale tra un’invocazione al satanasso e l’altra.
Il viaggio di Sartegos supera finalmente la tappa del primo album, e O Sangue Da Noite mantiene tutte le promesse fatte nell’arco di questi anni: un buon lavoro di genere, di personalità e con spunti interessanti. Buona la prima.