SATURNINE – SaturninE | Aristocrazia Webzine

SATURNINE – SaturninE

 
Gruppo: SaturninE
Titolo: SaturninE
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Intro
  2. Abyss
  3. Death Reaper
  4. Orgy Of Blood
  5. Stench Of Decay
  6. Call From The Grave [cover Bathory]
  7. Outro
DURATA: 31:51
 

Sono convinto che sin troppe volte ci si fermi a riflettere sulla musica concentrandosi per una quantità inutile di tempo sul genere, sull'etichetta e su ciò che vorremmo che essa sia. Per fortuna però esistono lavori che a priori tolgono questa effimera e stupida voglia con un'unica arma: l'arte. L'opera prima delle nostrane SaturninE — sì, avete letto bene, nostrane in quanto la band è completamente composta da donne (Giulia e Silvia alle chitarre, Je al basso, Angelica alla batteria e Laura dietro al microfono) — è un demo eponimo rilasciato in versione digipak contenente sette pezzi (due dei quali strumentali), una perla, una piccola e preziosa perla della quale l'underground italico può fregiarsi.

Trentadue minuti oscuri, pesanti, oppressivi che raccolgono in sé qualità estraibili da matrici sonore differenti: c'è la primordialità rurale e marcia del death metal insieme alla capacità di evocare e sprofondare negli abissi che solo il black e una certa visione sludge-doom riescono a combinare, tanto da sprigionare una carica nera costante. Prendendo in considerazione il tipo di strutture e l'impostazione sia del riffing che del cantato di "SaturninE", tenete conto che trovarsi in bilico in territori sempre e comunque estremi diviene una sensazione automatica quanto piacevole. Ciò gioca a favore del gruppo, ammorbando e seducendo l'ascoltatore grazie alla facilità tramite la quale i brani — abilmente progettati — virano da frangenti in cui è individuabile un richiamo melodico struggente e decadente ad altri paralizzanti e fangosi. In tal senso ciò che è racchiuso nel quartetto di pezzi formato da "Abyss", "Death Reaper", "Orgy Of Blood" e "Stench Of Decay" è illuminante, poiché permette di calarsi repentinamente e in maniera continuata all'interno di una situazione mentale tutt'altro che volenterosa di uscire da quel tunnel nel quale è stata costretta a incanalarsi.

Come se tutto il ben di dio offerto da quelle tracce non bastasse, le SaturninE sfoderano il cosiddetto asso di mazze (arma d'eccellenza nel gioco della briscola),  esibendosi nella cover di "Call From The Grave", canzone storica di "Under The Sign Of The Black Mark" dei Bathory che assume le connotazioni e la personalità del gruppo. Confrontarsi con la figura di Quorthon è cosa davvero complicata, ma le ragazze ne escono fuori in maniera brillante, dimostrando che il connubio di influenze e di emozioni legate alla loro rappresentazione sonora è tutto fuorché casuale.

La produzione infine è perfetta, inquadra alla grande la durezza e la passionalità del suono oscuro che le chitarre alquanto ruvide e la batteria prestante affibbiano alla proposta.

Qui c'è da coltivare, far crescere e raccogliere ottimi frutti, un demo d'esordio come "SaturninE" vale di sicuro un buon contratto discografico e quindi si rimane con le orecchie ben tese attendendo la notizia (speriamo giunga in tempi brevi) della pubblicazione di una prossima uscita magari in formato di più lunga durata. Coloro i quali volessero aggiudicarsi una copia del lavoro contattino la band, utilizzando l'indirizzo email saturnine666[at]ymail.com. Non fatevelo scappare, ve ne potreste pentire.