SATURN’S CROSS – Cheat Death
Non che fosse un segreto, ma negli ultimi anni è diventata una verità incontrovertibile: ai metallari piace proprio tanto la synthwave. Abbiamo già parlato in separata sede degli sforzi congiunti di Perturbator e Johannes Persson nei Final Light; con il primo impegnato anche in un altro progetto dal dolce nome di Ruin Of Romantics. Oggi tocca alla nuova creatura dietro la mente poliedrica di Sebastian Montesi: i Saturn’s Cross. Per dovere di cronaca, il canadese è tra i componenti attuali dei Mithocondrion e tra i membri fondatori degli Auroch, che con la synthwave c’entrano poco, ma come abbiamo detto le tastiere e la nostalgia degli anni Ottanta piacciono, e piacciono tanto.
Cheat Death è uscito ad agosto come primo album in forma di duo dei Saturn’s Cross, in cui Montesi viene affiancato da 1908 al basso e alla voce. In precedenza il Nostro aveva pubblicato in veste di solista This Is Going To End In Blood (2018), il singolo Possession (2019) e The Second Circle (2020). L’espressione avere Saturno contro è sinonimo di sfortuna, stress e fatica, infatti quando l’orbita di Saturno lo porta ad assumere un’angolazione di 90° o 180° rispetto al sole, i segni zodiacali in quel momento coinvolti — e si può sapere quali siano giusto se accaniti conoscitori dell’astrologia o desiderosi di consultare qualcuno che se ne intende, chiaramente — tremano.
Montesi e socio hanno scelto in un certo senso un nome piuttosto nefasto, che comunque ben si sposa con le atmosfere evocate. Cheat Death è dedicato a qualcuno di nome Kelly, «who continues to cheat death», e fonde sonorità goth, coldwave, pop ed elettroniche, con qua e là giusto un leggerissimo e vago assaggio di industrial, come ad esempio nella title track e in “Last Night We Said A Great Many Things”. Il disco si sposta da lunghi momenti strumentali ad altri in cui le voci sono soffuse e distanti, come se i Saturn’s Cross volessero immergerci in ambienti rarefatti, angusti e bui, nei quali ci si muove a tentoni. Se questo è l’intento, è stato assolutamente raggiunto senza alcuna difficoltà. Personalmente percepisco Cheat Death quasi come una colonna sonora o, quantomeno, un’opera pensata per regalare musiche di sottofondo, per cui per me l’esame è superato con buoni voti. Dall’ovattata malinconia di “Prostitute’s Son” alla delicata frenesia di “Vicious Gods Of The Night”, riesce a intrappolarci in un angolo buio, ma senza prepotenza: si finisce per sentirsi al sicuro, avvolti da una nube dolciastra.
Non si può dire che Cheat Death sia eterogeneo o che presenti molte variazioni, questo è vero, tuttavia una volta capita l’antifona suona esattamente come mi aspettavo si sviluppasse. Inoltre si presta anche molto facilmente all’ascolto, non esige troppa attenzione ma sa ritagliarsi un posticino e farsi comunque notare. Cosa ci riserverà più avanti la furia creativa di Sebastian Montesi nei Saturn’s Cross potrà dircelo soltanto il tempo, aspettiamo quindi da bravi miscredenti che l’orbita di Saturno ci si metta nuovamente di traverso.