Scar Symmetry - The Singularity (Phase II: Xenotaph) | Aristocrazia Webzine

SCAR SYMMETRY – The Singularity (Phase II: Xenotaph)

Gruppo: Scar Symmetry
Titolo: The Singularity (Phase II: Xenotaph)
Anno: 2023
Provenienza: Svezia
Etichetta: Nuclear Blast
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TRACKLIST

  1. Chrononautilus
  2. Scorched Quadrant
  3. Overworld
  4. Aftergeist
  5. Reichhsfall
  6. Digiphrenia Dawn
  7. Hyperborean Plains
  8. Gridworm
  9. A Voyage With Tailed Meteors
  10. Soulscanner
  11. Xenotaph
DURATA: 58:07

Eravamo nel 2014 quando gli Scar Symmetry uscivano con The Singularity (Phase I: Neohumanity), sesto disco in nove anni di carriera per un gruppo all’epoca piuttosto agguerrito in un mercato saturo come il death metal melodico svedese. Da sempre caratterizzata da una certa predilezione per atmosfere spaziali, venature prog e prolungati soli di chitarra, la ciurma di Per Nilsson era riuscita anche a sopravvivere all’addio del sorprendente Christian Älvestam, cantante poderoso sia nel growl sia nei registri più acuti, rimpiazzandolo con due voci separate per poter continuare a coprire lo stesso spettro vocale.

The Singularity – Phase I già dal nome preannunciava due cose: l’inizio di un ciclo (in tre parti, nel caso specifico) e i testi incentrati sulle opere di Ray Kurzweil, dedicate a una filosofia che unisca umanità ed Intelligenza Artificiale al punto di renderle indistinguibili l’una dall’altra. Tanta ambizione dopo il primo capitolo finì in un lungo silenzio, con il buon Nilsson arruolato come turnista nei Meshuggah e nessun segno di vita per la band. Con interviste dell’epoca che dichiaravano che i componenti della band avessero altri lavori anche extra-musicali la paura che la trilogia restasse lettera morta era forte.

Fast forward al 2023 e dal nulla gli Scar Symmetry riprendono le fila del discorso come se niente fosse. Forti del contributo di una seconda chitarra affidata all’inglese Ben Ellis, i cinque reclamano fin dalle prime note della canzone di apertura “Chrononautilus” tutti i punti di forza tradizionali della band: tempi estremamente veloci, riffing serrato e pesante ma sempre diretto, tanta melodia e la costante alternanza growl/pulito.  Il compositore e polistrumentista Nilsson si conferma anche dietro la console per mixaggio e produzione, quindi anche il sound prevedibilmente non rileva particolari variazioni.

Gli altri dieci pezzi di cui si compone Singularity – Phase II si snodano tutti più o meno all’interno degli stessi confini: l’impressione è che la band abbia puntato sull’enfatizzare ogni aspetto del loro trademark, quindi i brani veloci sono più veloci, il riffing pesante diventa più pesante, et cetera. In modo non troppo dissimile da una ricetta di cucina, esagerare ogni sapore non rende però necessariamente migliore il piatto: il problema è che questo album risulta un tourbillon di elementi da cui emergono principalmente le melodie, evento inusuale per un gruppo death metal. Frase dopo frase e passaggio dopo passaggio le sensazioni trasmesse sono quelle che potrebbero emergere da un album dei Symphony X sotto steroidi, mentre le voci growl vengono ridotte a sparring partner per fare emergere meglio le aperture melodiche, in modo più simile agli Amaranthe che ai Soilwork, per fare due esempi opposti. Sono anche purtroppo scomparse le atmosfere sci-fi affidate ai sintetizzatori, qui utilizzati praticamente solo come rinforzo e contrappunto alle chitarre.

Una volta stabilito che l’ora di ascolto di Singularity – Phase II non sarà dedicata alla violenza del metal estremo il disco scorre molto bene, “Scorched Quadrant” brilla per passaggi minore/maggiore e per l’effetto di apertura del ritornello (se sorvoliamo sugli echi di “La Isla Bonita” del cantato), “Overworld” non sfigurerebbe in un vecchio disco dei Dream Theater, “Altergeist” sfoggia forse l’introduzione più interessante di tutte per poi svilupparsi come un brano extreme-epic tra Ensiferum e Bal-Sagoth. “A Voyage With Tainted Meteors” alterna rallentamenti prog-rock e sfuriate e blast beat velocissimi, e le canzoni successive si ritagliano ciascuna il suo angolo particolare. Il lavoro assegnato alle chitarre è impressionante e varia dal già citato Michael Romeo a esempi più virtuosistici su un tappeto ritmico che oscilla senza tregua e concede pochissime pause all’ascoltatore. Anche dal punto di vista testuale gli Scar Symmetry non si risparmiano e affrontano i temi filosofici già delineati dal disco precedente, con notevole padronanza degli argomenti e della lingua, subendo però il ruolo vagamente subalterno assegnato alle liriche rispetto a parti strumentali e ritornelli corali.

Se siete alla ricerca di un album death melodico da manuale, cercate altrove, se volevate un album metal estremo guardate altrettanto altrove: Singularity – Phase II è consigliato a chi ascolta anche metal estremo, che non disdegna gli aspetti più tecnici del metal classico, ma non vuole perdere l’aspetto violento di fondo. Se poi amate il metallo ma avete il guilty pleasure della melassa sonora dei succitati Amaranthe o del pop estivo old style… non fatevi sfuggire l’ultima fatica degli Scar Symmetry, contiene tutti gli ingredienti necessari.