SEAL OF BELETH – II | Aristocrazia Webzine

SEAL OF BELETH – II

 
Gruppo: Seal Of Beleth
Titolo:  II
Anno: 2011
Provenienza:  Finlandia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1.  Forneus
  2. Old Man
  3. God Damn Christ
  4. Whore Of Azrael
DURATA: 57:11
 

Poche settimane fa avevo avuto il piacere di trovarmi fra le mani il primo demo dei finnici Seal Of Beleth, "Doomsanity Control" del 2010, ora è il turno del suo successore semplicemente intitolato "II".

I finlandesi continuano nel percorrere vie conosciute, il loro doom metal si inabissa nella acque più classiche del panorama cibandosi del gusto primordiale e rituale delle realtà che si fanno fregio delle scanalature stoner, della possenza di solchi al limite della profondità sludge e di un uso delle melodie malsano che alimenta quel mood che già nel lavoro antecedente aveva dato vita a quella coltre grigia e nebbiosa a difesa di un mondo nel quale perdersi è facile.

Quattro tracce, quasi un'ora di musica le cui cadenze sono diluite, espanse e nascondono al di sotto del velo cinereo del riffato una carica blasfema intrisa d'epicità, rispetto al recente passato già dalla prima traccia "Jorneus", pur riscontrando in essa molte delle caratteristiche insite in "Doomsanity Control", sembra di avere a che fare con una versione più tetra dei Funeral e degli Isole. Le due formazioni così solenni nell'esternare le sensazioni melancoliche e oblianti vengono assorbite e soggiogate da una processo di annerimento che le fa confluire all'interno delle influenze base del suono, evidenziandone una minima, ma significativa, evoluzione.

Inutile negare che la matrice sia quella che i fruitori abituali di uscite doom ormai recepiscono e assorbono dopo un paio di ascolti, quei riff che ti mangiano vivo abbattendoti col groove pesante al pari di un sacco di cemento che ti cade in testa, la cattiveria espressa dalle linee di voce, mutanti dall'esoterismo evocativo di un pulito flebile e viaggiante alla cruda e bastarda insanità di un inasprimento che conduce sino ai limiti del growl, fanno di "Old Man" un esempio di come l'estremo e la natura atavica del genere riescano a convivere in simbiosi, trovando il modo di comunicare un messaggio oscuro e decadente tramite un'unica via di sfogo.

Il ciclico e tumultuoso incedere di "God Damn Christ" conferma ancora una volta che per mettere insieme atmosfera e note che ti entrano dentro, ti percuotono e s'impossessano dell'attenzione rapendoti non c'è nessun bisogno d'innovarsi, bensì di entrare in possesso di una chiave di lettura creativa, istintiva e dal forte carisma, la dichiarazione incazzata del titolo affibbiato al brano viene totalmente sviscerata anche nei momenti in cui la forma diviene rilassata lasciando alla sola chitarra e al parlato-recitato di sottofondo il compito di mantenere ben strette le redini della situazione.

Tale percorso in discesa verso gl'Inferi prosegue e si avvalora di un indicatore di direzione, "Whore Of Azrael", che senza rimescolare troppo le carte in tavola porta a conclusione con i suoi quasi dodici minuti un "II" che è da acquistare senza pensarci neanche mezza volta.

I Seal Of Beleth fanno le cose per bene, l'operato svolto dietro il mixer per un'uscita autoprodotta è molto più che discreto, le canzoni vantano una struttura matura e accattivante, allora cos'è che manca? Un cazzo di contratto. L'ho ripetuto e continuerò finché ne avrò possibilità, la scena doom sta dando soddisfazioni a raffica, quando si ha la certezza che una band simile possa fare faville perché non "rischiare" dandole il supporto che merita? Dal canto nostro, in qualità di ascoltatori e acquirenti di dischi, possiamo mostrare di esser presenti accaparrandoci una copia del demo, non fatevelo scappare di mano.