SERPENTS OATH – Nihil
Il senso di suonare come i Dark Funeral senza essere i Dark Funeral provano a spiegarcelo i belgi Serpents Oath con il loro primo album, Nihil, che arriva fra le mie mani grazie a Soulseller Records. Il trio, che ci crede durissimo, a giudicare dalla foto presente nel booklet, sembra annoverare la voce dei doomster Insanity Reign Supreme; a parte questo, non sono riuscito a scoprire altro del background del gruppo.
Copertina molto bella disegnata da Néstor Avalos, logo molto bello opportunamente utilizzato all’interno del digipak e non davanti agli occhi di tutti, i Serpents Oath si presentano davvero bene, e possono vantare perfino il signor Andy Classen (già chitarrista degli Holy Moses, nonché prolifico produttore e ingegnere del suono) alla consolle. Aspettative alle stelle per un disco che trasuda male ed eleganza da tutti i pori, perlomeno sul piano dell’estetica grafica, perché poi c’è la musica, ed è proprio con la musica che i belgi cominciano a imbarcare acqua.
Il black metal dei Serpents Oath è massiccio, muscolare, venato di melodie in tremolo picking come vuole la tradizione, e il suono tirato fuori da Andy Classen spippolando qua e la è davvero pulito e potente, forse troppo. Invocazioni a Satana in più lingue (“Speaking In Tongues”), la figura del Leviatano biblico (nella martellante “Leviathan Speaks”), il numero sette e tutta la simbologia annessa e connessa che torna e ritorna sempre (“Malediction”), e non uno, non due, ma cinque brani molto brevi e di lunghezza variabile che fanno da intro/outro/intermezzo. C’è tanta accademia, in Nihil, talmente tanta che viene da chiedersi cosa ci abbiano messo di loro i Serpents Oath, in questo disco: perché Tes Re Oth e soci tecnicamente se la cavano piuttosto bene e la loro musica picchia molto e non poco; il fatto che picchi senza mai farci davvero male in profondità, però, è una questione non secondaria. “Serpents Oath”, “The Beast Reborn” e “The Swords Of Night And Day” ci provano, timidamente, sempre con un piglio classico da seconda ondata à la Dark Funeral, ma ci provano.
In generale, Nihil è un disco buono per sbafarsi un po’ di cattiveria senza pretese, ma comunque troppo poco per incidere nel già affollatissimo panorama del black metal dei giorni nostri; il problema principale dei Serpents Oath è che, finito l’ascolto, continuano a sembrarmi un gruppo qualunque, bravi eh, ma qualunque.