SHARDANA – No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei | Aristocrazia Webzine

SHARDANA – No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei

 
Gruppo: Shardana
Titolo: No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei
Anno: 2014
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Intro
  2. Bardanas
  3. Shardana (Kadesh)
  4. The Path Of Snow
  5. Streams Of Blood
  6. No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei
  7. Me, The Wolf
  8. Enemies Came From The Sea
  9. Retribution For A King
  10. Sa Sedda 'E Su Diaulu
DURATA: 50:31
 

«Gli Shardana (o Sherden) erano una delle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., facenti parte della coalizione dei popoli del mare; la loro presumibile identificazione con gli antichi Sardi è, al momento, oggetto di dibattito archeologico»
[Wikipedia]

È proprio da tale antico popolo che la formazione originaria di Cagliari degli Shardana prende il nome. Il quintetto nostrano rappresenta al meglio ciò che si può intendere come metal dalle tematiche folk, esibendosi in una prestazione nella quale sono riversate sia sonorità di stampo classico heavy, power ed epic riconducibili a nomi quali Running Wild, in minima parte Iced Earth e ai connazionali Sabotage, Holy Martyr e Rosae Crucis, sia sferragliate estreme che attingono dalla zona thrash — per certi versi ricordando i Kreator — e da quella melodica-nordica di Bathory, Amon Amarth ed Ensiferum. Il disco ruota integralmente sull'attaccamento alla propria terra, evitando ampollosità e celebrazioni, infliggendo invece graditi e ben piazzati colpi all'udito dell'ascoltatore.

"No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei" (nessuna catenanessuna prigione, nessuna spada, nessuna legge) è un lavoro epico che permette di assaporare le sensazioni di orgoglio e senso di appartenenza emanate dalle canzoni cantate in sardo. Infatti sia "Bardanas" (scorribanda) — il cui ritornello recità «l'isola era nostra prima che Roma fosse nata e sarà ancora nostra quando Roma cadrà» — sia "Shardana (Kadesh)" (penso ci si riferisca a la Santa Città, ubicata nelle antiche terre del sud-ovest asiatico nominate con l'appellativo di Levante), che "Sa Sedda 'E Su Diaulu" (la sella del Diavolo, promontorio situato nella costa del golfo di Cagliari il cui nome è legato a un'antica leggenda) incarnano a pieno titolo la grinta e la determinazione delle genti sarde. Nella prima canzone citata le soluzioni ritmiche adottate dalla batteria sono corpose e rocciose; nella seconda l'operato delle chitarre è accattivante e rimembra qualcosa dei Children Of Bodom, mentre il ritornello è orecchiabile ma importante; la terza invece palesa una certa varietà compositiva, valorizzando al meglio la componente folcloristica.

Il ruolo svolto dalle sei corde di Daniele Manca (Coma) e Fabrizio Pinna è a dir poco fondamentale: i chitarristi riescono a intrattenere sia nei momenti in cui forzano, velocizzando e incattivendo il suono, sia in quei frangenti in cui espressioni melodiche, aperture acustiche (ben realizzate quelle che introducono "The Path Of Snow" e quelle che si fanno strada in "No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei") e divagazioni soliste — affidandomi a quanto riportato sul libretto informativo a opera di Manca — vanno ad arricchire un contesto musicale che indubbiamente non è privo di carattere proprio, tuttavia non è ancora totalmente definito, pur essendo ben presente. Il carattere dei vari episodi in scaletta è robusto e combattivo, merito da conferire sicuramente anche alla prestazione convincente di Aaron Tolu dietro al microfono: il cantante è bravo nel destreggiarsi sia cantando in voce pulita che aggredendo con efficacia ed è in queste ultime circostanze che l'accostamento con Petrozza prende vita. Per quanto riguarda invece l'assetto ritmico, che vede lo stesso Tolu al basso e Matteo Sulis alla batteria, esso si dimostra solido e in grado di enfatizzare l'ottimo compito portato a termine dalle chitarre.

Gli Shardana hanno confezionato un debutto di qualità, nel quale si è rivelata vincente la scelta di alternare l'utilizzo del più commerciale idioma inglese con quello più personale e connesso alla Sardegna. Considerando inoltre il fatto che ci troviamo dinanzi a un'autoproduzione, prendendo in considerazione qualsiasi aspetto possibile e immaginabile, mi sento di affermare che essa non ha nulla da invidiare a molte delle uscite già in circolazione. È evidente che la band è pronta, preparata e battagliera, perciò va seguita e ascoltata con attenzione, augurandomi che ne sentiremo ancora parlare anche nel prossimo futuro.