SIMULACRE / ARCHVILE KING – Simulacre / Archvile King
Non avranno vinto i Mondiali, ma i francesi hanno un primato difficile da battere. Come i nostri cugini d”Oltralpe, infatti, in pochi fanno black metal e le produzioni di casa LADLO ne sono ancora un’ottima testimonianza. Tra gli ultimi ritorni sotto l’ala protettrice degli attori dell’ombra, quest’anno, c’è stato quello dei Simulacre, dopo ben cinque anni dall’uscita del loro EP di debutto. A dividersi con loro uno split, i già sviolinati Archvile King, progetto reduce dal debutto sulla lunga distanza appena pochi mesi fa.
Lo split si divide in due metà più o meno esatte lungo la scaletta, per quattro brani affidata ai Simulacre e per altri quattro nelle mani degli Archvile King. La prima metà di Simulacre / Archvile King, stando alla grafica impressa tanto sul disco quanto sul digipak che lo accompagna, potrebbe comodamente prendere il nome dall’apripista di casa simulacro. “Les Voix Du Sangue” ingrana subito la quinta e sgasa verso l’orizzonte più nero come se alla guida di questo carro del male ci fosse Vin Diesel. Riff in tremolo, blast beat, melodie infernali: la ricetta è semplice, riconoscibile e (mon dieu) imprevedibilmente efficace. “Tribus” e “Time Tomb” procedono seguendo la stessa formula, seppur dando un filo più di spazio a ritmi meno serrati per favorire tessiture un pelo più atmosferiche, ma non c’è nemmeno il tempo di preoccuparsi per eventuali degenerazioni che “Myste” torna prontamente a ristabilire l’ordine a suon di blast beat e scream indemoniati.
Quanto alla seconda metà di Simulacre / Archvile King, il buon Baurus — mente, anima e corpo di Archvile King — non propone nuove tracce rispetto a quanto fatto in passato. La seconda metà dello split con i Simulacre, infatti, non consiste in altro che in una riproposta dell’EP Vile, originariamente autopubblicato dal transalpino nel 2020. La differenza con l’assalto mefistofelico di À La Ruine si sente, gli arrangiamenti sono più grezzi e minimali, ma non per questo va assunto a priori che il contenuto dello split a questo punto venga meno. ‘gnurante come compete a chi decide di mischiare black e thrash, il re arcivile ci spara contro proiettili di gradevolissima cafonamma. Saranno le parti di batteria, saranno i palm muting sulle chitarre, sarà la voce di Baurus, ma la profonda ignoranza di pezzi come “The Bastards Of The Sea” e “Pax Infernum (Dog Of War)” non può non conquistare. E poi, chiedo scusa, vogliamo parlare di quel cafolavoro che porta il nome di “Gwyneth Paltrow Is A Lich”? Ignoranza much?
A conti fatti, Simulacre / Archvile King concentra in poco più di mezz’ora tutte le energie e la volontà di far schifo delle due band francesi, consegnando all’ascoltatore un compatto quanto aggressivo collage di black metal e disagio. Nulla di nuovo sotto al sole, e forse proprio per questo il lavoro tanto dei Simulacre quanto del re arcivile è apprezzabile. Nella loro genuinità, i transalpini hanno prodotto otto brani di un male viscerale di cui è difficile non godere.