SLAYER – Repentless
Gruppo: | Slayer |
Titolo: | Repentless |
Anno: | 2015 |
Provenienza: | U.S.A. |
Etichetta: | Nuclear Blast |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 41:58 |
«Finalmente: il nuovo Slayer!»
«A volte ritornano!»
«Oh no, ancora uno!»
Queste dichiarazioni potrebbero intitolare un articolo sull'ultimo lavoro dell'icona statunitense Slayer. Sin da prima dell'uscita di "Repentless" molti ascoltatori avevano già opinioni chiare e divergenti su come sarebbe stato l'undicesimo disco in studio.
La Nuclear Blast si è accaparrata tanti grandi gruppi storici: dopo Tankard, Exodus e Testament è il turno dei Californiani presentarsi alla folla dal balcone dell'etichetta tedesca.
La scelta di aprire con "Delusions Of Saviour" e le sue scale in stile mediorientale soffoca la forza della seguente "Repentless", buona e aggressiva traccia legata al periodo "Hell Awaits", firmata Exodus dall'esperta mano di Gary Holt. Questa e canzoni come "Vices" oppure "Chasing Death" risvegliano per un momento i ricordi dei tempi che furono, ma non riescono a distrarre dalla noia di un lavoro scialbo. Gli spunti ci sarebbero, anche se spesso scontati, si perdono però in ritmi striscianti — dov'è la velocità, signori? — e strutture nebulose.
Siamo nel 2015, Hanneman ci ha lasciati e Lombardo si è separato per la terza volta dagli Slayer. Con i due musicisti sono andate perse anche tante peculiarità legate alle loro inconfondibili doti tecniche. Gary Holt è un mostro, ma la sua firma si è sviluppata da influenze più radicate nel Blues, lontane dalla base Heavy dei Nostri. Paul Bostaph è indubbiamente un virtuoso alle pelli, tuttavia il suo stile è asciutto, troppo asciutto per invocare Satana. Araya e King… ok, terminiamo qui il discorso piuttosto soggettivo.
"Repentless" è come una pietra piatta scagliata sulla superficie dell'acqua: rimbalza, riprende per un attimo quota, ma i balzi si accorciano rapidamente finché la pietra affonda.