SOLCO CHIUSO – Slanci Tremori Schianti
Solco Chiuso è l’incarnazione industrial-noise del prolifico musicista messinese Gabriele Fagnani, già attivo come Corazzata Valdemone e nel trio neofolk Kannonau; giunto al terzo album con questo Slanci Tremori Schianti, possiamo dire che l’immaginario di riferimento del Nostro è rimasto invariato: il Futurismo. Sarebbe fin troppo facile liquidare il discorso parlando di quanto sia monotematico impostare un percorso musicale in modo così circoscritto, anche e soprattutto perché Fagnani ci serve sul piatto non solo i testi del celeberrimo Marinetti, ma pure di Valentine De Saint-Point, l’unica donna ad aver scritto un manifesto artistico in quegli anni.
È proprio l’opera dell’artista francese morta in disgrazia in Egitto nel 1953 a destare la nostra curiosità, perché aveva l’obiettivo di creare uno spazio per le donne in seno a un movimento dichiaratamente anti-femminile (nel punto 9 del Manifesto marinettiano si parla nientemeno di «disprezzo della donna»). Pur non propugnando il femminismo (anzi) e definendo degli standard che oggi suonano retrogradi al punto giusto, il suo Manifesto Della Donna Futurista pubblicato nel 1912 lascia Marinetti così impressionato che decide di invitarla a partecipare alla direzione del Movimento come rappresentante di azione femminile. Le parole di Valentine entrano quindi a pieno titolo nel fervente dibattito artistico del primo Novecento, e trovano una buona collocazione anche all’interno di Slanci Tremori Schianti, che non si discosta affatto dai canoni dell’industrial europeo di ispirazione futurista, nonostante proponga delle soluzioni elettroacustiche artigianali interessanti e di oggettivo impatto sonoro. Forse il vero limite di questo disco è proprio il formato, la musica che vi è contenuta, come i principi a cui fa riferimento, vive di fisicità, deve essere vissuta in maniera più diretta, burbera e scottante — per citare alcuni titoli. La “Poesia Incendiaria” rischia di intorpidirsi su un oggetto asettico come il compact disc, e del resto il nome stesso del progetto si riferisce ai solchi tracciati sui supporti fonografici, roba fisica in tutti i sensi. Un altro dettaglio che mi sento di appuntare riguarda proprio le parole dell’ideologa francese: sarebbe stato di maggiore impatto sentirle declamate da una voce femminile.
In attesa di avere l’occasione di assistere a una performance dal vivo, per Solco Chiuso possiamo solo auspicare che trovi il modo di dare una dimensione che renda davvero giustizia agli ideali estetici di cui si fa tedoforo; vogliamo vedere le scintille.