SOLIPSISM – Trhliny V (Ne)Skutočnosti
L’universo del black metal underground è per antonomasia avvolto in una densa nube di mistero e i Solipsism non fanno nulla per diradarla, anzi. Del terzetto di adoratori del metallo nero, infatti, non sappiamo nulla, se non che proviene dalla Slovacchia centrale e che Trhliny V (Ne)Skutočnosti è il suo debutto assoluto.
Quello dei Solipsism è un black metal moderno, senza fronzoli, senza facepainting o altri atteggiamenti true che oggi paiono a dir poco anacronistici, che pesca influenze dalla Scandinavia all’America Settentrionale, passando per l’Europa Orientale, pur mantenendo un suono originale. Fedeli al loro nome, dove per solipsismo si può anche intendere l’individualismo portato al suo parossismo, con la negazione di ogni realtà al di fuori della propria persona, gli slovacchi vomitano in faccia all’ascoltatore tutto il loro malessere.
Il trio dimostra una certa abilità compositiva, riuscendo a gestire brani particolarmente lunghi. Ne è un ottimo esempio “Posledný Nech Zhasne”, a mio avviso il miglior pezzo dell’intero album, che descrive alla perfezione lo stile dei Solipsism. Una partenza al fulmicotone con uno screaming rabbioso trascina l’ascoltatore in un pozzo di disperazione, dove la chitarra tesse trame con reminiscenze talvolta cascadiane e talvolta puramente scandinave. Non mancano repentini rallentamenti, con intermezzi acustici, spesso accompagnati da un piano, che tradiscono una certa influenza post-black metal. Questa diventa particolarmente evidente nella quarta traccia, “Krst Rozbitým Sklom,” dove a farla da padrone è un piano lento e malinconico che relega sullo sfondo il resto degli strumenti.
Sebbene un po’ troppo breve — avrei voluto durasse almeno il doppio — e tradisca forse un po’ di indecisione sullo stile da seguire, Trhliny V (Ne)Skutočnosti è un disco ben costruito e convincente, che costituisce un ottimo primo passo per una band che, spero, farà parlare ancora di sé.