SOUL RAPE – Endless Reign | Aristocrazia Webzine

SOUL RAPE – Endless Reign

Gruppo: Soul Rape
Titolo: Endless Reign
Anno: 2015
Provenienza: Italia
Etichetta: Punishment 18 Records
Contatti: Facebook
TRACKLIST

  1. Endless Reign
  2. Like The Serpent’s Tongue
  3. Illusion & Sufference
  4. Gargoyles
  5. With My Fingers I Touched Death
  6. Saudade De Morte
  7. Soul Rape
  8. Primordial Paradox
DURATA: 48:34

Varese, per qualche strana ragione, nel suo immobilismo artistico probabilmente causato dalla troppa vicinanza con Milano, ogni tanto spara qualche cartuccia centrando il bersaglio. Dopo gli storici e discontinui Horrid e Khephra, dopo i giovani e attivissimi Fuoco Fatuo e dopo una serie di band nate e morte a cavallo tra gli anni Zero e Dieci che ai posteri non hanno lasciato altro che qualche sparuto demo, dopo anni di silenzio e difficoltà logistiche non ancora del tutto risolte, arrivano i Soul Rape, d’ora innanzi semplicemente le Rape. Ci hanno messo sette anni, un demo e un ep per arrivare all’album di debutto, ma — signori miei — il tempo atteso è pienamente ripagato dallo sforzo che i quattro hanno impresso nel disco.

“Endless Reign” è un vero e proprio tributo al death metal dei primi ’90: il death svedese riempie le casse, mentre i Carcass di “Necroticism” ed “Heartwork” aleggiano spettrali tra una nota e l’altra. Non c’è la breve traccia strumentale nel mezzo dell’album, ma ci sono gli intermezzi acustici (l’incipit del lavoro e di “Illusion & Sufference”), quasi tutti i brani vivono di variazioni di tempo e struttura come i primi Dark Tranquillity o gli Edge Of Sanity del periodo di mezzo, tuttavia non mancano le cavalcate e i rimandi vagamente thrash che contraddistinguevano le prime produzioni di genere sul finire degli anni Ottanta. Condisce il tutto una buona dose di sana autoironia che non potrà non strappare un sorriso con l’attacco di “Saudade De Morte” (vero e proprio brano troll dell’album) o i passaggi in pulito che di quando in quando spuntano, sempre al momento giusto e mai fuori contesto (e quel falsetto che ti fa capire che i Mercyful Fate non passeranno mai di moda).

E poi c’è da parlare delle cose buone sul serio, perché va bene essere appassionati, va bene essere simpatici, poi però la musica bisogna comporla, suonarla e registrarla. E le Rape azzeccano l’una, l’altra e l’altra cosa ancora. Otto brani, tra cui quelli che portano il nome del demo e dell’ep, che ricordano tutti i grandi nomi, ma non sono uguali a nessuno di loro e — come se non bastasse — si integrano perfettamente l’uno con l’altro tanto quanto vivono benissimo di vita propria. Una perizia esecutiva che si sapeva già indiscussa e indiscutibile (per gli ultimi arrivati: Peterbat è il batterista nientemeno che dei Node) fa sì che i brani prendano forma e una registrazione decisamente all’altezza dà loro la giusta personalità su disco; e il quadro è completo. Anzi no, perché mancano ancora gli inserti di voce femminile, i cenni del violoncello di Guglio (che lo suona per mestiere), l’assolo di un certo Jeff Loomis in “Like The Serpent’s Tongue” e l’illustrazione di copertina di un tale Dan Seagrave.

Ora, siccome il disco è stato registrato nel 2013 ed è pronto ormai da più di un anno, la band ha finalmente trovato un accordo con Punishment 18 e il disco è in dirittura d’arrivo: la Svezia è arrivata a Varese ed è giusto che il mondo se ne accorga.