SPATIAL – Silence
Gruppo: | Spatial |
Titolo: | Silence |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Polonia |
Etichetta: | Metal Scrap Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 48:50 |
La Polonia è una nazione rinomata in campo metallico per la propensione a sfornare ferali gruppi Black e Death, ma — sebbene semanticamente la macro-area d'azione sia la medesima — esaminando gli Spatial dobbiamo correggere un po' il tiro. Il giovane quintetto di Pyskowice si forma nel 2010 e, dopo una demo datata 2012, arriva quest'anno alla pubblicazione del debutto "Silence", spalleggiato dall'etichetta ungherese Metal Scrap Records.
Dicevo che la classificazione non può risultare così rigorosa, in quanto i Nostri suonano un Death prevalentemente ancorato alla matrice svedese; un Death che chiunque abbia tra le proprie preferenze gruppi come i primi In Flames, At The Gates e Gates Of Ishtar non farà alcuna fatica a riconoscere in episodi come "Arka Chaotis", "Golem" e "Posag Minionych Burz". La proposta degli Spatial non si limita però a questo: il tutto viene infatti contornato da derive Doom e da venature quasi gotiche che possono portare alla mente le movenze di certi Moonspell ("Silence", "Empire Of Ancient Graves", "The Mirror"), arrivando a lambire bacini che rimescolano l'incedere tipicamente "mediterraneo" dei Rotting Christ con alcuni vaghi spunti derivanti dai Samael di "Passage" ("Knights Of The Forgotten Realm", "Funeral Kiss", "Revenge"), ovviamente con le dovute differenze stilistiche e qualitative.
"Silence" è un album di maniera, che si muove mediamente in mid-tempo, formato da ritmiche molto quadrate, melodie dall'inconfondibile sapore svedese, interventi vocali variegati e riff scuri; nemmeno a dirlo, l'insieme non devia praticamente mai dal sentiero evidenziato, dando vita a un disco che si potrebbe riassumere come un compendio delle correnti metalliche che hanno dominato buona parte degli Anni Novanta.
A conti fatti, gli Spatial hanno confezionato un'uscita complessivamente piuttosto lineare, ben suonata e sicuramente gradevole, a cui però mancano quei guizzi memorabili, quelle scintille di genialità che in passato hanno reso imprescindibili lavori di tale genere. "Silence" si colloca dunque in quel novero infinito di lavori meritevoli, ma non abbastanza; una di quelle prove che verranno a breve eclissate dal tempo e che difficilmente supereranno un esame di longevità all'interno dello stereo.