STARBYNARY – Divina Commedia – Paradiso
E giunse così la fine del viaggio, il capitolo finale. La degna conclusione di un percorso iniziato nel 2017 con Inferno, e proseguito appena l’anno scorso con Purgatorio, che con mia grande gioia è riuscito a portare al compimento la trilogia ispirata all’opera magna del sommo Dante, nonostante la quarantena. Lo dico chiaro e netto: con Paradiso i nostrani Starbynary hanno fatto l’ulteriore balzo in avanti. Non parliamo tanto della complessità dell’opera, piuttosto delle rifiniture e delle idee, delle sorprese compositive, ma anche semplicemente dell’ottima fattura delle immagini e del libretto che accompagnano il disco.
Rispetto ai precedenti, Paradiso è un disco completo: che sia l’epica “The Moon” (impossibile togliersela dalla testa), la ritmata “Mercury”, o il riff accattivante e molto AOR di “The Sun”, le varie facce dell’album accompagnano l’ascoltatore per le sfere celesti, in una risalita fino a raggiungere il sacro apice. Ebbene, soprattutto in paragone con il precedente Purgatorio, Paradiso brilla sotto ogni aspetto: le chitarre di Ralph Salati hanno molto più spazio, Joe Caggianelli riesce a modulare la propria voce con molta più varietà, e perfino i cori intervengono in maniera molto più compatta e calzante, creando polifonie accattivanti. Nel suo essere sfaccettato, non mancano anche passaggi narrati seguiti da leggeri accompagnamenti, a volte addirittura alternati nei brani stessi (“Saturn”), ma è indubbio che i momenti più emozionanti siano quelli che nascono da questa dissonanza: quando la distorsione si ferma e Accardo dà mostra della sua tecnica alle tastiere. Senza mezzi termini, l’inizio di “The Empyrean” mi ha messo i brividi, con quella sua sensazione di immensità e bellezza trascendentale. Da segnalare anche il ritorno gradito di Elisa Lisy Stefanoni nei panni di Beatrice, che in “Stellae Fixae” prende il suo posto al fianco di Joe per l’ultimo importantissimo passaggio. “Stars” infatti, come conclusione dell’opera tutta, è sicuramente la più grande sorpresa: un insieme di voci liriche introduce l’incontro finale, seguito poi da un coro di voci bianche a rappresentare angeli e beati in adorazione. Pure quando meno te l’aspetti, gli Starbynary ti tirano fuori un colpo inaspettato e assolutamente riuscito (azzeccatissimo il cambio di ritmo per la Vergine Maria): geniali!
A fronte di tutto ciò, Paradiso è decisamente il disco della maturazione degli Starbynary: nonostante le influenze siano chiare (con tanto di battaglia tra chitarra e tastiera nella strumentale “Primum Mobile”), nel loro progressive aggressivo, ma allo stesso tempo melodico, offrono una fusione vincente per il panorama italiano, gestendola degnamente anche a livello internazionale, soprattutto per la trilogia così conclusa. Adesso però non so più cosa aspettarmi: Paradiso è una degna conclusione, ma spero rappresenti anche la base di partenza per una nuova e ancora più altisonante avventura per il quintetto italiano. Complimenti!