STEAK – Disastronaught | Aristocrazia Webzine

STEAK – Disastronaught

 
Gruppo: Steak
Titolo: Disastronaught
Anno: 2012
Provenienza: Inghilterra
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. The Butcher
  2. Machine
  3. Gore Whore
  4. Fall Of Lazarus
  5. Peyote
DURATA: 21:45
 

La scena underground inglese ha delle band fantastiche, lo stiamo scoprendo oggi? Ma quando mai… è che ogni tanto becchi quel disco che te lo ricorda, spiattellandoti in viso una serie di pezzi che ti fanno raggiungere l'orgasmo, cosa che è accaduta al sottoscritto una volta ascoltato "Disastronaught" degli Steak.

La formazione londinese ha rilasciato l'ep in un accattivante digipak la cui forma fumettistica, un po' in stile Marvel, è già di per sè interessante; sommiamo un mini-concept basato su questo nostro Pianeta ormai devastato e in pieno corso post-apocalittico, dominato da personaggi estremi e dal piglio dittatoriale (come il Lord Lazarus da loro inventato) a cui si contrappongono i quattro musicisti (Kippa alla voce, Cam al basso, Reece alla chitarra e Large alla batteria) come una sorta di band of brothers pronta a rendere la vita impossibile ai cattivi. Direi che questo già basta e avanza per prepararsi mentalmente a un ascolto che vi farà viaggiare, trasportandovi in questo pianeta Terra a metà fra una visione orwelliana e "Fuga Da Los Angeles".

Penso avrete capito di che tipo di scenario si tratti, ma la musica? È ciò che noi amanti dello stoner adoriamo, un felicissimo incrocio di sound statunitense, con i Kyuss, Fu Manchu e Unida a rappresentarlo, che si sposa alla grande con l'orda scandinava di Truckfighters e Dozer; volendo farla larga potremmo metterci anche un po' di Orange Goblin per rimanere in ambito britannico. Shakerando il tutto cosa otterrete? Un cocktail bomba che esplode, macinando e facendoti respirare quell'aria desertica che tanto amiamo, non è però una folle corsa né solo una questione di rabbia che viene rilasciata. Certamente episodi come "The Butcher" (non avrebbero potuto scegliere titolo più esplicito per rappresentare le doti del pezzo) e i successivi "Machine" e "Gore Whore" in tal senso non lasciano dubbi, seppur abbinino una manciata di elementi psichedelici tutt'altro che sognanti, ma perfetti per fornire alla spinta del riffato anche un tocco di agrodolce che stempera minimamente la violenza riversata in antecedenza.

Con "Fall Of Lazarus" abbiamo la prima vera svolta emotiva e di suono, c'è un flusso anni '70 e '80 che viene fuori dirompente, una sensazione più doom. L'aria è meno calda, l'atmosfera più decadente, scura e Kippa con una prestazione superlativa sale su in cattedra, è un incrocio di più nomi ed esperienze, provate a indovinare quali siano, non solo sarà divertente ma particolarmente gradito all'orecchio. Il finale è racchiuso nella breve "Peyote", svuotata dalle frustrazioni dei pensieri tumultuosi a favore di una deriva intimista e riflessiva, dopo il grande tormento è giunta la pace dei sensi? Io faccio ripartire il disco da capo.

I quasi ventidue minuti infatti volano e rivolano, avrò premuto il tasto play e ascoltato tutto "Disastronaught" non so più quante volte. Amate lo stoner? L'acquisto di questa prima opera targata Steak è da fare senza perdere tempo in se, ma o però; visitate la pagina Bandcamp, ascoltate, godete e comprate!