STELLAR TEMPLE – Domestic Monster
Non sono solito darmi all’ascolto di band che si muovono nel mondo del Rock più o meno classico, fatta eccezione per alcuni nomi legati al panorama Progressive e talvolta Alternative, ma devo dire che la prima proposta della formazione francese degli Stellar Temple è stata una eccezione estremamente gradita e onestamente inaspettata. All’inizio, devo ammetterlo, avevo sottovalutato il gruppo d’oltralpe, pensando che mi sarei ritrovato ad ascoltare semplicemente del rock… Ah, quanto mi sbagliavo!
La band, fondata appena tre anni fa, si destreggia con “Domestic Monster” in un amalgama poco uniforme — forse troppo poco, forse — di un Rock spinto e aggressivo che prende spunto abbondantemente dalle sonorità più tipiche degli anni Ottanta e Novanta, rispolverando groove e movenze accelerate molto Hard Rock (“Fucking Miles Away”) così come riff e soluzioni solistiche vicine al versante Blues (“My Gun”, “Almost”). Talvolta i Nostri strizzano l’occhio anche al Lato Oscuro della Forza: prendendo spunto da uno Stoner più o meno leggero (“Strange Dreams” o “Rumours”) tanto per gli accompagnamenti quanto per le linee melodiche del cantato, tirando fuori degli inserti di armonica dal sapore molto Southern (“Ouverture”), avvicinandosi poi al Grunge (“So Beautiful”, “Better Behave Like A Rat In The Box”), per arrivare infine a “Under The Morning Sky”, nella quale sono percepibili vari elementi — come cori e sintetizzatori — tipici del Progressive Rock più classico, e a “Helly Days”, in cui compaiono tastiere d’accompagnamento e anche una chitarra così pesantemente effettata da sembrare quasi un sitar. Inserti di elettronica, per di più, sono stati sparpagliati un po’ in tutto l’album, anche se spesso non in maniera chiaramente evidente.
Uno dei punti di forza del lavoro dei Francesi risiede sicuramente nel fatto che, dal punto di vista tecnico, ci troviamo di fronte a musicisti assolutamente molto capaci e ormai perfettamente immersi nello stile che hanno scelto di presentare. La voce del cantante, da parte sua, è un elemento degno di nota all’interno del sound della formazione, riuscendo a spaziare da puliti incisivi a toni più sporchi e rochi, riprendendo in maniera egregia lo stile dei maestri tanto del Rock più classico quanto dei suoi più (o meno) moderni derivati, fino ad arrivare a momenti nei quali pare quasi sfociare nello scream (si veda “Rumours”). Il lavoro delle sei corde è più che soddisfacente, piuttosto vario e variegato, preciso e puntuale nell’accompagnamento quanto nella solistica, mentre la sezione ritmica fornisce una solida base, senza il cui contributo questo miscuglio mistico non sarebbe mai potuto essere generato, pur senza limitarsi al mero accompagnamento, visti gli inserimenti sia di fronzoli di batteria qua e là sia di un breve momento solistico di basso.
La formazione francese ondeggia e si destreggia senza paura tra le varie sfumature di Rock sopra descritte, maneggiandole, rielaborandole e riproponendole abilmente e sapientemente in forme sempre nuove e differenti: pezzi come “Fucking Miles Away” e “My Gun” garantiscono al lavoro una certa freschezza reminiscente delle sonorità degli anni Ottanta, mentre “Strange Dreams” e “So Beautiful” forniscono un giusto tassello per esplorare le sonorità più legate ai Novanta. Infine, con le ultime “Under The Morning Sky”, “Rumours” e “Helly Days”, si entra in contatto con tracce decisamente più progressive e quasi sperimentali.
Non c’è che dire, “Domestic Monster” si è rivelato essere una scoperta davvero sorprendente! Sottovalutare la formazione degli Stellar Temple è stato un grave errore da parte mia, veramente grave, quindi vi consiglio caldamente di non prenderla sotto gamba come ho fatto io: potrebbe travolgervi!