STUBB – Stubb
Gruppo: | Stubb |
Titolo: | Stubb |
Anno: | 2012 |
Provenienza: | Inghilterra |
Etichetta: | Superhot Records |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 35:31 |
Il Rock, quello vero, non muore mai. Il detto "Rock never dies" non è stato coniato a caso e infatti ci troviamo ancora qui nel 2012 a parlare di quest'arte, di questa forma di comunicazione e cultura che ci ha resi, e continua a renderci, felici e partecipi di un mondo a sé, unico e incomparabile con altri. Sì il 2012, ti ritrovi fra le mani un disco, uno dei tanti e ti accorgi che la passione e la natura di questa storia infinita, per quanto abbiano tentato di corromperla, svenderla e illuderne i fedeli osservanti, non sono affatto scemate e gli Stubb sono l'ennesima conferma di quanto il Rock sia grande.
L'eponimo disco della formazione inglese, così composta: Jack Dickinson voce e chitarra, Christopher West e Peter Holland basso e cori, mi ha conquistato dalla prima nota emessa, avrei potuto iniziare parlando della storia della band, ma scusate se dico "chissene", lasciate che sia la musica a parlare per loro.
Un approccio in parte simile a un'altra realtà nota ai lettori di Aristocrazia Webzine, i Trippy Wicked &Cosmic Children Of The Knight di "Movin On", è innegabile infatti l'amore per il sound retrò anni '60 e '70, tuttavia se quest'ultimi avevano uno stile più classico e orientato al "doom", gli Stubb si rivelano essere invece più hendrixiani, godono degli influssi di compagini quali Blue Cheer, Cream, Budgie, Mountain, Led Zeppelin non disprezzando, e lo noterete, qualcosa proveniente dagli anni '90 e infine c'è pure una flebile presenza dei Kyuss nel riffato di "Flame".
Come si fa quindi a non avere delle polluzioni con roba simile all' orecchio? E vogliamo parlare di "Soul Mover"? Il pezzo è groovy da morire, sembra uscito da un album di Jimi e se ciò non bastasse: quanto è bella la delicata esecuzione acustica di "Crosses You Bear"? Tanto, semplice ed emozionante.
Devo fare un doveroso passo indietro, son già arrivato a metà lavoro e non ho minimamente preso in causa le due canzoni micidiali che aprono i giochi, "Road" e Scale The Mountain", il diavolo e l'acqua santa che rivelano esplicitamente la dualità compositiva degli Stubb. La prima è una completa rappresentazione del loro suono all'interno della quale fa breccia una decisa scanalatura psichedelica e indiscutibilmente penso che a chiunque piaccia lo stile di Stefan Koglek e dei suoi Colour Haze si esalterà ascoltandola; la seconda invece s'impone per carattere, è una sferzata d'adrenalina. La retromarcia è finita, torno al punto nel quale ero giunto.
Fa la propria comparsa "Hard Hearted Woman" ed è un diamante grezzo, scintilla e colpisce sfoderando energia e riflessione un po' come se Syd Barret, Hendrix e la magia di un certo signor Ritchie Blackmore congiungendosi astralmente le donassero vita; "Crying River" si avvalora della presenza femminile di Malin Dahlgren del duo folk svedese dei Polly Tones tornando a mostrare il fascino dell'introspezione espresso con "Crosses You Bear", mentre l'atto finale "Galloping Horses" ci consegna nelle mani di Morfeo. Quello che era un alone psichedelico diviene un espanso e avvolgente manto che cullando e scuotendo con delicatezze trasporta la mente in maniera definitiva in un'altra piacevole ed inebriante dimensione. Volete sapere qual è il difetto di "Stubb"? Dura troppo poco c***o!!!
I compiti dietro al mixer e in fase di masterizzazione sono stati affidati al chitarrista degli Stone Axe Tony Reed, uno che sa dove mettere le mani e si sente, tra le altre cose suonando un genere similare l'artista in questione possiede una dimestichezza non da poco con i suoni da gestire, questo gli ha permesso di conferire all'album una produzione da sbavarci sopra.
Cosa fare quindi incrociando gli Stubb? Fermarsi, ascoltare con attenzione e comprare senza dubbio alcuno uno dei migliori debutti rock di questo 2012. Grandi al primo colpo? Si può esserlo, loro vi dimostrano come fare.