SULPHUR AEON – Swallowed By The Ocean’s Tide
Immaginate di trovarvi in contemplazione di una distesa marina, quando improvvisamente una forza poderosa, che sembra provenire dal più recondito fondale, vi trascina sempre più giù, facendovi precipitare in un abisso da cui sembra non esserci più ritorno. È esattamente questa la sensazione provata all’ascolto del riuscitissimo Swallowed By The Ocean’s Tide, disco scaturito dalle brillanti menti dei teutonici Sulphur Aeon, col quale si sono consacrati come una delle realtà più convincenti della scena estrema contemporanea. I Nostri sviscerano un immaginario votato alla cosmogonia lovecraftiana, in particolar modo ai miti di Cthulhu, per mezzo di un black-death poderoso, ma non eccessivamente magniloquente.
Swallowed By The Ocean’s Tide risulta già promettente osservando l’artwork, raffigurante un maestoso Chtulhu che emerge dalle rovine di R’lyeh, la cui esecuzione è opera del talentuoso Ola Larsson. La copertina sembra anticipare l’incipit, affidato a un evocativo rituale dedicato proprio a Cthulhu (non a caso il titolo è “Cthulhu Rites”), che poi sublima nell’oscura e inesorabile “Incantation”.
In seguito, l’ignaro (ma a questo punto non troppo) ascoltatore viene catapultato in un viaggio che lascia sempre meno spazio al gaudio e fa crescere dentro di sè la sensazione di assistere al dipanarsi di forze oscure, senza la minima possibilità di opporvisi. Ci sono, così, momenti decisamente più brutali (“The Devil’s Gorge” e “Where Black Ships Sail”) che si alternano a passaggi da cui traspare un pathos maggiore (è il caso della title track, oppure di “Monolithic” e “From The Stars To The Sea”). Il filo conduttore che lega le tracce è il perfetto equilibrio tra la melodia, gli elementi quasi epici e la pesantezza prettamente death, che i Sulphur Aeon sono in grado di declinare magistralmente nell’interpretazione dell’immaginario di Lovecraft.
Un’ulteriore chicca è la conclusione dell’album, che testimonia l’amore del gruppo non solo per le tematiche lovecraftiane, ma anche per l’horror: si tratta del rifacimento del tema omonimo di Zombi, composto da Fabio Frizzi, che in questo caso sembra quasi coronare la sensazione di discesa nell’abisso che accompagna l’ascolto.
Tirando le somme, Swallowed By The Ocean’s Tide è un disco completo, ben orchestrato e, oserei dire, quasi magnetico: è assai difficile approcciarvisi con animo razionale e scientifico senza esserne trasportati e assaporarne la fruizione, lasciando che le immagini che evoca si possano dipanare in maniera chiara alla mente.