SUMMIT – The Winds That Forestall Thy Return
Bello, il secondo debutto solista di Gabriele Gramaglia, in arte Summit (il primo era il black metal a nome The Clearing Path, uscito per Avantgarde Music nel 2015). Bello per tanti motivi, all’apparenza anche contrastanti tra loro. “The Winds That Forestall Thy Return” è bello perché la musica al suo interno è piacevole, ben scritta e ben suonata, ma questa è la punta dell’iceberg.
Il disco di Summit è bello perché il progetto è tutto italiano, e anche se ultimamente siamo abituati a numerose formazioni di qualità provenienti da casa nostra, le one man band si contano col lumicino. È bello perché Gramaglia è giovane, appena ventiduenne, ma già padroneggia un novero di soluzioni di tutto rispetto. È bello perché, data la giovane età del Nostro, riassume un quantitativo di influenze varie e disparate: Converge, Neurosis, Cult Of Luna, Explosions In The Sky, in chiusura persino un Eluvium sotto eccitanti (“Aeons Pass, Memories Don’t Fade”), le mette insieme e non si preoccupa di domarle, ma le lascia fluire liberamente. È bello perché, in questo flusso libero, c’è anche tutta l’ingenuità di un ragazzo che non ha ancora le idee chiare su dove andrà, tuttavia ha una voglia matta di mettersi in viaggio, e non mi stupirei se tra cinque o dieci anni, trovata la propria declinazione artistica matura, in qualche intervista lo leggessimo dire «ah, quel disco, non riesco più ad ascoltarlo oggi, che casino, ero troppo giovane…»; così come non mi stupirei se tra cinque o dieci anni Gramaglia sarà ancora alle prese con un percorso di continua sperimentazione, di ricerca, costellato di tentativi e deviazioni.
Quello che è certo è che Summit è un’entità liquida, che spazia tra brani lunghi e corti, strumentali e cantati, sludge e post-rock, ambient e progressive, generi e controgeneri. La cosa che più traspare da questo album è l’irrequietezza di un artista che si dimena, cercando la propria dimensione. Visto il livello, verrebbe quasi da augurargli di non trovarla mai, per continuare ad assistere e apprezzare i suoi tentativi.