I Sur Austru ci portano in Transilvania sulle ali del vento

SUR AUSTRU – Meteahnă Timpurilor

Gruppo: Sur Austru
Titolo: Meteahnă Timpurilor
Anno: 2019
Provenienza: Romania
Etichetta: Avantgarde Music
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TRACKLIST

  1. De Dincolo De Munte
  2. Puhoaielor
  3. Mistuind
  4. Bradul Cerbului
  5. Jale
  6. Dor Austru
  7. In Timp Vernal
  8. Jabracie
DURATA: 52:08

Ricordo ancora come un momento quasi iniziatico il giorno in cui a casa arrivò ‘N Crugu Bradului (2002, Code666 Records) dei Negură Bunget in formato A5, quello con in mezzo una foglia proveniente dalle foreste transilvaniche. Quegli allora tre rumeni avevano creato un linguaggio musicale che coniugava con equilibrio e sapienza la musica tradizionale — e il suo stretto legame con la natura — e il black metal in modo inedito, dandogli una dimensione antica e insieme contemporanea, riuscendo a superare i confini del proprio Paese e a diffonderlo nel resto del mondo nonostante lo scoglio rappresentato dalla lingua in cui erano scritti i testi. Dopo dissidi interni, scismi e perfino la prematura scomparsa di Negru, questo approccio alla musica non ha però rischiato l’estinzione: i Dordeduh (gruppo formato dagli esuli originali dei Negură) ci hanno regalato due uscite e ne stanno preparando una terza; i Sur Austru, invece, comprensivi di tre membri dell’ultima incarnazione dei NB, arrivano al debutto quest’anno con la nostrana Avantgarde Music.

Lo spirito che anima Meteahnă Timpurilor è lo stesso delle ultime fatiche dei Negură Bunget, le prime due di quella che, nella mente di Negru, sarebbe dovuto essere una trilogia sul folclore della Transilvania. Strumenti tradizionali, stacchi atmosferici pieni di mistero e quel sapore antico e severo, vero e proprio marchio di fabbrica di questo sound.

I Sur Austru, capitanati da Tibor Kati, arrivano da oltre le montagne (“De Dincolo De Munte”) e invocano gli elementi di cui è fatta la loro poetica: roccia, alberi e acqua. In un autunno che non si decide a prendere le redini di un clima impazzito quest’album è come una ventata di pioggia, che ci investe senza darci il tempo di ripararci sotto le ampie fronde degli abeti dei Carpazi. Il sestetto di Arad, con pennellate più o meno decise a seconda dei momenti, dipinge paesaggi scendendo nei dettagli (“Bradul Cerbului”) e facendo parlare i colori (“Puhoaielor”), quelli che incorniciano il cervo in copertina, l’animale totem dei Nostri. Su “Dor Austru” arriva il vento impetuoso, l’ostro che scuote i rami e che cessa improvvisamente, facendo calare nuovamente il silenzio sulla foresta; la stessa foresta che si popola dei taglialegna (“Jabracie”), depositari di un sapere antico, guardiani di un luogo che richiede cura e controllo.

Il black metal moderno, cesellato e impreziosito da folk austero e da un comparto vocale curatissimo, fa di questo disco un lavoro riuscito in tutti i suoi aspetti; speciale anche l’intermezzo etereo di “Jale” (dolore), capace di far viaggiare la nostra immaginazione su altopiani sconfinati fino a vette solitarie. La musica di cui si sono fatti portavoce questi signori, nei diversi gruppi in cui hanno militato, è come un’epica che non stanca, come un vecchio libro al quale siamo affezionati e che riapriamo spesso e volentieri. In fondo, i Sur Austru sono i bardi dei nostri tempi.