SUTURE – Skeletal Vortex
Siete rimasti interdetti, per non dire schifati, da quell'immonda porcata che è "Illud Divinum Insanus"? In molti risponderanno sì, in pochi salveranno qualcosa, ancor meno oseranno pronunciare parole di lode, a parte una sparuta schiera di disgraziati che per troppo amore verso la band ha speso una cifra oscena per avere quel bel paccone regalo in legno che più pacco di così non si poteva proprio ricevere.
Se i maestri deludono per fortuna fra le nuove schiere di gruppi c'è chi la lezione l'ha appresa alla grande e chi invece è tornato in attività riportando alla luce piccole perle dimenticate o sconosciute ai più anche se poi non troppo old school come data anagrafica di nascita. È il caso dei Suture, band della Louisiana nella quale milita Jason McIntyre degli Excommunicated, nata nel 1998 e deceduta momentaneamente nel 2008, anno nel quale venne pubblicato il secondo lavoro "Skeletal Vortex".
In questo 2012 la formazione riprende l'attività e riparte da dove si era interrotta, la prima mossa è stata infatti il ridar vita a quell'album, un processo di remissaggio e masterizzazione affidato e supportato dalla SFC Records che ci dona la possibilità di venire a contatto con gli oltre quaranta minuti di death metal brutale, composto con le palle e suonato in altrettanta maniera. La prima stampa invece era stata rilasciata sotto Unmatched Brutality Records, etichetta che aveva dato alla luce dischi di Brodequin, Liturgy e Inveracity, .
I Morbid Angel non sono l'unica influenza presente nella proposta dei Suture, si va dai più classici compagni di blasfemia e odio quali Deicide e Immolation sino a spingersi al settore più estremo che vede in nomi quali Cannibal Corpse, Suffocation e Severed Saviour ottimi riferimenti. In pratica dove non vi è la scansione di sentimenti oppressivi e malsani, sono le mazzate a tutto spiano a compiere il proprio martellante e traumatizzante dovere.
È un approccio chiaro quello dei Suture, zero scappatoie, tanta violenza e un carico di melodie tremolanti pregne di crudeltà che s'innestano all'interno dei brani che non disdegnano alcune aperture solistiche efficaci come quelle che s'inseriscono in "Exiled To Undead" e "Crude Methods Of Punishment". E che dire dei ritornelli indovinati in "Black Blood Progeny"?
Il collo mi fa male e continuo ad andargli dietro. Un parco giochi per deathster, questo è "Skeletal Vortex", ogni singolo episodio è ciò che un abituale e innamorato fruitore del genere vorrebbe ascoltare, l'unico neo risiede in "Overseer To The End Of Days" nella quale una parte dell'impatto particolarmente melodico potrebbe non piacere a tutti, ma si parla comunque di una sottigliezza.
Sono tanti i motivi che mi auguro vi portino a scoprire i Suture, permettete loro di girare nel vostro stereo e ve ne consiglio caldamente l'acquisto, album come "Skeletal Vortex" sono pura manna dal cielo.