SXUPERION – Omniscient Pulse
Più o meno un anno fa raccontavo di Endless Spiritual Embodiment, e oggi mi ritrovo per le mani Omniscient Pulse, il nuovo album di Sxuperion. Matt Schott ha passato lo scorso inverno a lavorare alacremente a questa nuova bordata death metal, e il risultato è ancora una volta incarnato su cd-r e carta da fotocopie.
In questo episodio Sxuperion volge lo sguardo al cosmo e mette insieme 35 minuti di violentissima follia interstellare. L’allucinato percorso di Omniscient Pulse si apre con scenari umani e naturali, “Owl” parla di foreste, montagne, gocce di rugiada, ululati e il richiamo di un gufo; da lì in poi, il delirio. “Death” ha un titolo quanto mai esplicativo, ma è l’immaginario scelto per la morte del protagonista a essere particolare: il malfunzionamento di un collettore di Bussard, pilastro della propulsione interstellare… teorica. Omniscient Pulse è infatti un concept fantascientifico su questa pulsione onnisciente e autocosciente, che nei suoi vagabondaggi siderali distrugge e assorbe pianeti. A differenza di Galactus, però, Schott aggiunge un discreto sottotesto religioso e blasfemo, e ovviamente mesce il tutto nel calderone del death metal più intransigente e putrefatto.
Negli album di Sxuperion a farla da padrona è sempre l’atmosfera: anche Omniscient Pulse a tratti lascia spazio a campionature e brevi parentesi di droni e sintetizzatori, prima di ributtarsi a capofitto nella distruzione cosmica più nichilista e annichilente. Per fare un paragone facile di questi tempi, è come se i Blood Incantation avessero perso qualsiasi velleità tecnica e deciso di concentrarsi solo sulla distruzione dell’universo. Questo all’incirca l’intento del buon Matthew e del suo progetto DIY, di nuovo pubblicato sulla sua etichetta casalinga, la Bloody Mountain Records, da Mammoth Lakes, California.
Ancora una volta Sxuperion si conferma uno dei progetti più integralisti, affascinanti e genuini che ci siano in circolazione al giorno d’oggi, e spero di poterne seguire le gesta ancora a lungo.