SYBERNETYKS – Dream Machine | Aristocrazia Webzine

SYBERNETYKS – Dream Machine

 
Gruppo: Sybernetyks
Titolo: Dream Machine
Anno: 2016
Provenienza: Francia
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Virtual Lights
  2. D.N.A.
  3. Downstream
  4. Genesis
  5. Tech-Noir
  6. Disconnected
  7. Karma Protocol
  8. As The Stars Fade Away
  9. Satellite
  10. Junction
  11. Revolution
  12. Dream Machine
DURATA: 44:13
 

Guardando il libretto di "Dream Machine", mi ero fatto un'idea del tutto sbagliata dei Sybernetyks. Non so perché, ma mi aspettavo tecnicismi e brani molto complessi, con qualche venatura di math e assoli… e invece, niente di tutto ciò. Anzi, direi l'esatto opposto: in verità il gruppo francese suona un piacevole rock con una leggera componente elettronica, la quale dona al sound quella magia quasi decadente e catastrofica che si può trovare anche nei 30 Seconds To Mars o nei Three Days Grace. I sintetizzatori diventano quindi il perno attorno al quale modellare le dodici canzoni del disco, che siano presenti come una sequenza di note iniziale o come una forte componente melodica del ritornello.

I Sybernetyks, però, non sembrano voler mirare troppo in alto con questo "Dream Machine" e dopo un paio di ascolti la magia della novità lascia il posto a una sensazione di ripetizione fastidiosa. Certo, brani come "D.N.A." o "Junction" sono un ottimo modo per presentarsi, ma la struttura fin troppo semplice fa perdere mordente in due casi particolari: quando la riproposizione del ritornello sembra occupare quasi metà del pezzo ("Genesis") e quando riff e sintetizzatore cercano di coprire l'assenza di idee ("Karma Protocol"). Un po' un peccato perché, al di là delle doti del gruppo che di certo non eccelle per virtuosismi, l'album e i suoi punti forti non mi sono dispiaciuti affatto. Perfino nei brani che faticano a rimanere in testa la band è riuscita a inserire dei passaggi interessanti ("Tech-Noir" o "Disconnected"), purtroppo senza osare, il risultato sono così canzoni troppo semplici e troppo simili tra di loro.

Certo, non mancano piccoli assoli, ritmiche un po' più sostenute (bellissimo l'inizio di "D.N.A.", forse il brano migliore), e sovrapposizioni vocali (la voce di Paul Darbo sembra uscita dai primi anni del 2000), tuttavia nessuno di questi elementi è mai degno di nota o convincente: sono abbozzati e, cosa peggiore, quelli meno interessanti a volte sono ripetuti per intere sezioni, creando la classica struttura di un brano pop con un ritornello portato all'eccesso.

Non voglio sembrare troppo cattivo, "Dream Machine" non sparirà dalla mia discografia, perché tutto sommato mi è piaciuto, ma il fastidio di aver trovato solo poche idee interessanti mi blocca dal consigliare a cuor leggero questo lavoro. Rimango curioso e speranzoso, di recente la Francia mi ha solo sorpreso, quindi spero riescano a farlo anche i Sybernetyks con il loro prossimo disco.