SZNUR – Dom Człowieka
Gli Sznur vengono dalla Slesia e sono tre loschi individui con la passione per le foto di gruppo incappucciati e il black metal. Nati come progetto solista di Seth, da one man band rilasciano l’omonimo album di debutto nel 2018, poi l’anno successivo, con l’ingresso in formazione di Zer0 alla voce, diventano un duo e danno alle stampe il loro secondo disco Zabić Się Będąc Martwym. Nel 2021, infine, dopo il passaggio su Godz Ov War pubblicano la loro terza fatica, Dom Człowieka, in cui compare per la prima volta Psyho alla batteria.
In polacco sznur significa fune, corda. Per esteso, però, può anche indicare il cappio, elemento che fa bella mostra di sé nel logo della band, suggerendo in modo abbastanza inequivocabile a quale accezione facciano riferimento i Nostri. Per averne ulteriore conferma basta dare un’occhiata ai testi. Da una traduzione spannometrica dal polacco, si intuisce che quello descritto dagli Sznur è un mondo crudo e saturo di sofferenza, un universo di dolore nero come la pece attraverso il quale non si riesce a scorgere nemmeno il più flebile barlume di speranza, ma in cui in compenso alberga il disgusto verso se stessi e il resto dell’umanità.
Nonostante le tematiche proprie del depressive black metal, dal punto di vista musicale il trio polacco attinge da altre fonti. I cinque brani che compongono Dom Człowieka si rifanno infatti piuttosto palesemente alle sonorità della scena scandinava dei primissimi anni Novanta, con un occhio di riguardo nei confronti di progetti seminali come Burzum e Darkthrone. Si tratta quindi di un black ruvido e piuttosto tirato, fatto di riff minimali accompagnati da un tappeto di blast beat, su cui però si innestano sezioni più lente che offrono il fianco a deviazioni più melodiche in grado di stuzzicare l’interesse dell’ascoltatore.
Con Dom Człowieka gli Sznur hanno confezionato un onesto tributo al black metal più classico, non rinunciando a inserire qua e là alcuni tocchi di personalità in grado di rendere più digeribile il tutto. Di certo non si tratta di un album destinato a entrare nel novero dei migliori dischi di questo 2021, ma in ogni caso di un lavoro più che dignitoso.