TALES OF AUTUMN – In Madness We Trust | Aristocrazia Webzine

TALES OF AUTUMN – In Madness We Trust

 
Gruppo: Tales Of Autumn
Titolo: In Madness We Trust
Anno: 2018
Provenienza: Regno Unito
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Ramblings Of A Maniac
  2. Worhtless
  3. Clash
  4. Separated
  5. In The Dark
  6. Basement
  7. Broken System
  8. Final Confession
  9. She's Watching
DURATA: 40:47
 

L'ambiente rock-metal del Regno Unito, com'è noto, sforna nuovi gruppi con grande costanza. Mi è capitato frequentemente di occuparmene su queste pagine, spesso e volentieri anche con risvolti di un certo interesse (penso, per esempio, agli Ohhms o ai Goblin King recensiti l'anno scorso). Questa settimana mi trovo a trattare il debutto autoprodotto di un quartetto originario di Brighton, che non nasconde una grande passione per le sonorità progressive e altre cose più inattese: i Tales Of Autumn.

Il design molto semplice della copertina (opera degli artisti Medina Karaeva e Rich Ravenhill) mette in risalto il tema della salute mentale, che sarà la colonna portante dei nove brani che compongono "In Madness We Trust". Lo stigma sociale, le difficoltà, raccontate dalla voce del chitarrista e cantante Stefanos Karantonis. Vorrei, infatti, spendere qualche parola sullo stile vocale impiegato con grande sapienza e interessanti variazioni da un pezzo all'altro; spicca la performance in "Separated", che mi ha ricordato a tratti Robert Lowe (storica voce di Solitude Aeturnus e Candlemass).

Questo è, infatti, un altro dei punti di rilievo della musica dei Tales Of Autumn, nonostante le radici salde sul terreno dell'hard rock-heavy metal dalle tinte progressive (da notare, per esempio, la chitarra di Tom Kiggins in "Worthless"), c'è spazio per qualche bella incursione nell'heavy-doom metal. "In The Dark" è un brano che potrebbe effettivamente passare per un pezzo dei Candlemass dell'era Lowe, sposandosi bene con il delicato tema e l'approccio del quartetto.

"Basement" mette in evidenza il basso suonato da Nick Horton, sempre ottimamente supportato dalla batteria di Jordan Dann. Il disco scorre in maniera molto liscia e senza alcuna lungaggine, tutte le canzoni durano tra i tre e i cinque minuti e anche le sezioni più prog non si estendono più del dovuto. Questo potrebbe essere visto come un punto negativo dai fan di un certo approccio allo stile, ma — a mio avviso — così "In Madness We Trust" risulta più incisivo e coeso.

Complimenti ai Tales Of Autumn per aver condensato la loro musica in questo debutto sicuramente positivo. Dalla formazione nel 2014 ai tanti spettacoli dal vivo, fino ad arrivare al grande traguardo di Bloodstock 2017 che, a quanto pare, deve averli convinti a entrare in studio con maggiore consapevolezza per creare "In Madness We Trust". Dopo la festa per il lancio dell'album a luglio, i quattro hanno iniziato a suonare in giro per il Paese, partecipando per esempio allo Swarmfest. Chissà che non li vedremo anche in qualche altro festival estivo.