TARLUNG – Beyond The Black Pyramid
Abbiamo conosciuto i TarLung tramite i due passaggi aristocratici avvenuti nel recente passato: sia il debutto eponimo (2014) che il successivo EP "Void" (2016) ci avevano permesso di entrare in contatto con un trio totalmente immerso nel panorama doom-stoner-sludge, devoto alla pesantezza e capace di offrire prestazioni concrete e rocciose, sia per ciò che riguarda la scelta del suono che per il lato atmosferico. Il 2017 li rivede protagonisti con la pubblicazione del secondo album, "Beyond The Black Pyramid".
Siamo di fronte al parto più oscuro, esteso e malvagio composto dal trio austriaco: oltre un'ora di musica che si dondola gravosamente, spingendo sul versante sludge, proseguendo così il percorso inizialmente tracciato da "Void": proporre una serie di brani all'interno dei quali il riverbero della chitarra risulta minaccioso; il ritmo compatto ma più dinamico di quanto ci si aspetterebbe; e la prestazione vocale ringhiante e sabbiosa.
I TarLung hanno modificato in parte il tiro, imponendosi con una prova dal carattere ancora più monolitico, senza rinunciare però a convogliare in essa quelle scanalature stoner, quel gusto blues acido e quell'accattivante componente melodica (anche stavolta esposta con classe sia nei riff che nelle incursioni solistiche) riscontrabili nei dischi passati, potenziati e ingigantiti ulteriormente. L'incontro con episodi come "Dying Of The Light", "Mud Town", "Kings And Graves", "The Prime Of Your Existence" e "Born Dead" produce così un insalubre ed estremo godimento.
"Beyond The Black Pyramid" è una storia lunga, tortuosa e tinta di rosso, che tratta di guerra, morte e miseria umana. Gli unici attimi in cui scovare spiragli di luce, tutt'altro che duraturi, sono percettibili nelle strumentali "It Waits In The Dark" e "Resignation" oppure lungo la scaletta sottoforma di riflessivi interventi acustici. È un diabolico viaggio irto di ostacoli, in cui è semplice trovarsi vittima delle scorribande di predoni e affossarsi improvvisamente nelle sabbie mobili.
L'immagine dominante è quella di una landa deserta e sconfinata, nella quale si staglia la figura imponente della nera piramide che cela dietro di sé ciò che ci attende, rappresentata nella copertina dalle belle soluzioni cromatiche di Alex Eckman Lawn (Defeated Sanity, Maruta, Krieg e Zealotry): una scoperta alla quale fornire un'identità personale e difforme, una volta concluso l'ascolto di questo stupendo lavoro. Se non si fosse capito, l'acquisto di "Beyond The Black Pyramid" è vivamente consigliato.