TARMAK – Plow
Gruppo: | Tarmak |
Titolo: | Plow |
Anno: | 2020 |
Provenienza: | Belgio |
Etichetta: | Autoprodotto |
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TRACKLIST
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DURATA: | 26:19 |
Ammetto che i Tarmak mi hanno incuriosito fin dall’improbabile copertina che fa da biglietto da visita di Plow, il loro EP d’esordio (una sorta di omaggio al grande maestro belga Magritte). Il progetto muove i primi passi in sala prove a Ghent nel 2015, da un’idea del batterista Simon e del chitarrista Sander, all’epoca impegnati in un’altra band locale, gli State Of Time; proprio mentre stanno per iniziare a suonare dal vivo, l’allora bassista decide di lasciare il gruppo; nel 2018, Geert della band prog-stoner BufferState si unisce così ai due per dare vita ufficialmente ai Tarmak, power trio per lo più strumentale, il cui nome deriva da una parola che in dialetto fiammingo indica l’asfalto.
Sono lontani i tempi in cui la band — chissà — si dedicava al canto armonico (throat singing) tipico della Mongolia, esordi che si perdono nella leggenda. Pezzi strumentali, tre elementi, starete probabilmente pensando ai Russian Circles, e fate bene. L’influenza della band di Chicago emerge in particolare nelle parti di chitarra disegnate da Sander, eppure non è possibile liquidare i tre come semplici cloni di Mike Sullivan e soci. I quattro brani di Plow narrano piuttosto la storia di un progetto che sa pescare da varie fonti per mettere in scena qualcosa di proprio. Noterete anche qualche sprazzo di Tool e un’innegabile attrazione per il prog moderno, sapientemente mescolati per ottenere l’asfalto fiammingo che i Tarmak stendono con perizia. C’è anche spazio per qualche parte cantata nella opener “Krater”, una riflessione sulle strutture di potere e controllo.
I tre ci salutano con le note di “Toton” (che deriva dall’espressione in dialetto locale per dire arrivederci), forse il pezzo in cui le sfumature prog si notano in maniera più evidente. Se siete alla ricerca di un nome nuovo nel mondo post-prog, o se semplicemente non riuscite a resistere allo struzzuomo che cavalca l’uomostruzzo, date una chance ai Tarmak. Vedremo se la band riuscirà a cimentarsi presto con un album vero e proprio e, chissà, a realizzare il proprio sogno di suonare al dunk!festival.