Groove desertico e sound anni Settanta

TARPITORCHESTRA – Damn Dragons

Gruppo: TarpitOrchestra
Titolo: Damn Dragons
Anno: 2018
Provenienza: Finlandia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: Facebook  Bandcamp  Instagram  Spotify
TRACKLIST

  1. Dues
  2. Songs About Dragons
  3. Engines
  4. The Intermission (The Brown Note Transmission)
  5. The Passenger
  6. In The Court Of Uncrowned King
  7. Man’s Ruin
  8. Damn Music
DURATA: 37:56

I TarpitOrchestra sono un gradito ritorno sulle nostre pagine. La formazione stoner-groove capitanata dal chitarrista Toni Tervonen, e della quale fanno parte il bassista Teppo Luosujärvi, il batterista Toni Kaattari e il cantante Antti Pikkarainen, era già stata ospite del sito in occasione dell’ep No Train, No Gain (2010) e di Dead Horse Gallop (2011). Inoltre a quel tempo ebbi anche modo di scambiare con quattro chiacchiere con la band, per approfondirne la conoscenza.

Sono trascorsi sette anni, durante i quali sono state pubblicate alcune brevi uscite (fra cui un demo nel 2013), e mi ritrovo fra le mani il nuovo lavoro Damn Dragons. La prima metà di scaletta racchiude le tracce del 2018 contenute nell’EP Songs About Dragons, mentre la seconda recupera quelle del mini del 2017 Damn Music, per un totale di quasi quaranta minuti di musica.

Nonostante abbia dovuto lottare con numerosi e costanti cambi di formazione, il gruppo dimostra di avere potenziale e armi rodate da sfoderare. Basta incrociare “Songs About Dragons”, la successiva “Engines” e “In The Court Of Uncrowned King” per riconoscere quella classica ossatura che si muove fra un solido andazzo desertico-groove e i richiami a sonorità anni Settanta e blues dal gusto liquoroso. A tutto ciò si aggiunge la capacità di entrare nel cervello, grazie all’approccio a tratti particolarmente fruibile della voce di Antti, che al momento giusto però sa graffiare, un po’ come il suo predecessore Anssi Vieruaho; si veda quanto accade in “The Passenger”.

L’unica cosa che manca alla band è la volontà di avventurarsi in una vera e propria produzione di lunga durata, un album che sia completamente nuovo e che si spera riesca a far breccia nel cuore di un’etichetta underground, per avere il sostegno necessario a mettere la testa fuori da un guscio che è giunto il momento di spaccare.

Di certo la proposta musicale è nota, tuttavia possiede alcuni pregi. Se poi vi piacessero realtà come i tedeschi Bushfire o gli inglesi Trippy Wicked, non troverei nessuna ragione che vi impedisca di apprezzare quanto sinora prodotto dai TarpitOrchestra. Buon ascolto.