TAUBRĄ – Therizo
La scena metal estrema è popolata di alcuni personaggi semplicemente incapaci di restare fermi, in particolare gli ambienti black metal — dove spesso le possibilità di organizzare live scarseggiano — sono punteggiati di musicisti portati a pubblicare album su album. Un tipico esponente di questa categoria è il buon Berg: non pago di essere mastermind degli Aara e compositore per i Modern Rites, ora si fa avanti per il settimo disco in cinque anni con un nuovo progetto a nome Taubrą, parola in antico germanico che significa all’incirca stregoneria.
In questa nuova avventura, sotto lo pseudonimo di B, il musicista si occupa di chitarre e synth circondandosi di sezione ritmica e voce con rispettivi alias J, T e R. L’alfabetico quartetto si dedica a un black metal violento e con pochi compromessi, e dove gli Aara brillavano per atmosfere e pathos i Taubrą colpiscono con una tendenza squisitamente old school che pesca direttamente da monumenti come Nemesis Divina o i Darkthrone della seconda metà dei ’90.
Un punto di forza della formazione è la voce di R (al secolo Robert Haug, cantante norvegese già attivo in alcune formazioni non di primo piano) che trasmette le stesse vibe di Nocturno Culto con una impostazione più tecnica, mentre il batterista J, già compagno di B nei succitati Aara, qui può scatenarsi con una fantasia tipicamente metal che mal si adattava al black atmosferico. Il songwriting mantiene livelli altissimi per tutto l’album, destreggiandosi tra il semplice reboot dell’epopea black norvegese e una copia degli Aara, mescolando parti dal sapore vintage (siano di esempio “Dire Necropolis” che echeggia anche i primi Immortal o “Vale Of The Taubrą” con le sue parti cadenzate che trasudano grezzume degno di “In The Shadows Of The Horns”) a un intreccio di melodie di chitarra estremamente moderno e avvincente anche per gli ascoltatori più scafati.
I testi, opera di R, seguono la linea stilistica tracciata dalle musiche e riprendono la tecnica norvegese di utilizzare versi brevi e descrittivi. Notevole la completa assenza di Satana da ogni canzone, rimpiazzato da una generica passione per oscurità e decadimento di spirito e materia. E se un titolo come “Congregation Of The Unholy” piazzato in apertura dell’album poteva farvi presagire un sabba di zolfo e messe nere resterete delusi: la congrega in questione è qualcosa da rifiutare e da consegnare all’oblio insieme alla falsa religione che professa. Lo stesso titolo Therizo è una parola greca presa dalla Bibbia per indicare un raccolto agricolo, ma la title track parla di una carestia mondiale che mette in ginocchio l’umanità.
I quarantuno minuti di Therizo scorrono piacevolmente con pochi momenti di respiro, oscillando tra blast velocissimi e parti heavy-thrash marce al punto giusto. La differenza tra Taubrą e Aara traspare chiaramente e giustifica in pieno l’utilizzo di due percorsi artistici diversi, ma chi ha apprezzato Triade III: Nyx non resterà deluso. La scelta di adottare una formazione completa lascia sperare in un seguito live che si preannuncia infuocato a dovere.