TEMPESTUOUS FALL – The Stars Would Not Awake You
Dopo le piacevolezze di “Funerals From The Astral Sphere” (per il sottoscritto probabilmente IL disco metal dell’anno passato), Dis Pater mette in momentanea pausa il progetto Midnight Odyssey e ne abbandona i toni black metal, per concentrarsi su una sua nuova creazione solista di estrazione funeral death-doom (la terza, considerando anche il poco conosciuto, benché molto valido lavoro, a nome The Crevices Below): Tempestuous Fall.
La giovane realtà siciliana I, Voidhanger, guidata dall’ottimo Luciano Gaglio (alla cui intervista vi rimando, perché vi facciate un’idea delle sue immense qualità), si è occupata anche questa volta di promozione e divulgazione del materiale del polistrumentista da Brisbane, e nuovamente il lavoro è corredato da un ottimo packaging, dalla copertina, il corpo centrale de “The Lament For Icarus” del pittore vittoriano Herbert James Draper, all’interno del libretto, dove il testo di ciascun singolo brano è affiancato a un dipinto legato allo stesso. Come nel caso di “Funerals From The Astral Sphere” insomma, l’attenzione dedicata a questo prodotto è massima, e da parte dell’artista, e da parte dell’etichetta.
Venendo al contenuto del disco in maniera più specifica, abbiamo a che fare con un lavoro di matrice doom, che tuttavia mantiene indelebilmente il pregevole marchio di fabbrica di Dis Pater: in linea coi precedenti lavori, ritroviamo la ricerca del passaggio atmosferico, le aperture, le dilatazioni date dalle tastiere, l’emotività testuale profondamente immaginifica, le raffinatezze stilistiche che danno grande dimostrazione delle sopraffine capacità compositive dell’Australiano. Rispetto al passato, Dis Pater si cimenta qui nell’utilizzo della voce pulita di supporto al growl, per quanto riguarda qualsiasi altro aspetto, si tratta semplicemente del disco che ci si aspetta se si sposta Midnight Odyssey in territori funeral.
Dal risveglio nella tomba di “Beneath A Stone Grave” al rapimento e alla violazione di Proserpina, compagna dello stesso Dis Pater, Ade, secondo il mito, in “Marble Tears”, “The Stars Would Not Awake You” è un album da scoprire, da assimilare ascolto dopo ascolto, che a ogni passaggio rivela una nuova sfumatura. Come tutti i lavori che affondano le proprie radici nel funeral doom, è un’opera dal minutaggio elevato e dal ristretto numero di brani, che una volta di più mette in luce la tendenza dell’autore all’elevata lunghezza dei propri componimenti, sempre lontani dalla canonica forma canzone. Eppure, nonostante la lunghezza, nonostante la innegabile pesantezza, di nuovo alla fine del disco mi trovo a farlo ripartire una volta di più, per gettarmi ancora a capofitto nel cosmo di Tempestuous Fall.