THANTIFAXATH – Hive Mind Narcosis
I canadesi Thantifaxath appartengono al novero delle band che fanno del mistero e dell’anomalia una parte integrante della loro cifra stilistica. Per cominciare: non è mai stato divulgato nulla riguardo ai partecipanti al collettivo, nessun nome né pseudonimo; foto e concerti mostrano un trio incappucciato (anni fa erano quattro, ma non è stato comunicato alcun cambio di formazione) e questo è tutto. Questo nuovo album giunge a sei anni di distanza dall’EP Void Masquerading As Matter, che aveva dato conferma di una realtà sfuggente ma estremamente valida nel mondo del black metal dissonante al fianco di nomi come Deathspell Omega o Dodecahedron.
Hive Mind Narcosis si presenta diversamente dai lavori precedenti del collettivo di Toronto fin dalla veste grafica, sfoggiando in copertina Il Volo Delle Streghe di Francisco Goya, un quadro in costante bilico tra sogno, incubo e allegoria che prepara perfettamente l’ascoltatore all’esperienza che si accinge a vivere.
Fin dalla opener “Solar Witch” si palesano due delle principali soluzioni utilizzate dai Thantifaxath per veicolare il proprio messaggio: per prima cosa l’uso sapiente della ripetizione di parti dissonanti, tramite la quale una determinata melodia risulta prima inquietante e quasi fastidiosa; poi subentra un senso di scoperta, e proprio quando la sequenza sta per assumere un valore ipnotico tipicamente ambient la traccia scorre verso un’altra melodia strappandoci da ogni comfort zone.
La seconda arma caratteristica è il sovrapporre scale ascendenti e discendenti intrecciate in modo da poterle ripetere a piacere senza che si percepiscano salti di ottava, un fenomeno esplorato saltuariamente da alcuni compositori classici del passato e ripreso da musicisti come i Pink Floyd o Hans Zimmer. In questo caso i Thantifaxath sfruttano l’idea per fornire la percezione di stare contemporaneamente salendo e scendendo e togliere ogni senso di appoggio al brano.
Rispetto alle opere precedenti Hive Mind Narcosis tende maggiormente all’avantgarde, con brani come la già citata “Solar Witch”, la strumentale “Sub Lilith Tunnels” e “Hungry Ghosts” che ci portano in paesaggi onirici sempre poco rassicuranti ma perfino più astratti del solito, inserendo spunti jazzati non lontano da certi Imperial Triumphant. La componente black metal, i tempi variegati e spesso dispari e le armonie dissonanti sono sempre presenti e si legano saldamente ai lavori passati, tracciando un cammino evolutivo preciso. Come spesso accade in questo genere le tracce trascendono la forma-canzone tipicamente rock e risulta difficile assegnare una identità precisa a ciascun brano: meritano menzione la lunga “Surgical Utopian Love”, ricca di contrasti tra violenza e momenti di respiro, e “Burning Kingdom Of Now” che colpisce con echi vagamente sci-fi che altrove restavano solo suggeriti.
In perfetta sincronia con le musiche, dal punto di vista lirico i Thantifaxath restano a cavallo tra il mondo della psiche e quello reale, tra resistenza e accettazione, tra incoscienza collettiva e impotenza personale, definendo un dualismo implacabile e insanabile ma allo stesso tempo organico.
Hive Mind Narcosis è un disco estremamente ben fatto, studiato fin nei minimi dettagli e quasi accademico nella sua precisione, una rasoiata surrealista che qualsiasi cultore di musica estrema dovrebbe affrontare, a costo di trovarsi, di nuovo un dualismo, in un trip poco piacevole ma molto riuscito.