The Arcane Order - Distortions From Cosmogony | Aristocrazia Webzine

THE ARCANE ORDER – Distortions From Cosmogony

Gruppo: The Arcane Order
Titolo: Distortions From Cosmogony
Anno: 2023
Provenienza: Danimarca
Etichetta: Black Lion Records
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TRACKLIST

  1. Intro
  2. Cry Of Olympus
  3. A Blinding Trust In Chosen Kings
  4. Starvations From Elysium
  5. Favors For Significance
  6. Empedocles’ Dream
  7. The First Deceiver
  8. Ideals Of Wretched Kingdoms
  9. Children Of Erebos
  10. Wings Of Duality
DURATA: 57:40

I The Arcane Order sono sempre stati una mia fissazione, uno di quei gruppi misconosciuti che infilo a tradimento nei miei discorsi musicali rasentando situazioni da Bro Explaining Meme. Fin dal debutto del 2006, The Machinery Of Oblivion, i danesi si sono calati a pieno nella scena melodeath scandinava spiccando per violenza ma anche per un songwriting particolarmente intricato.

Dopo otto anni di quiete dall’ultimo album, il riuscitissimo Cult Of None uscito per Massacre Records, il gruppo torna alla carica sotto l’egida della svedese Black Lion forte di una formazione rivoluzionata in cui gli unici superstiti sono i due chitarristi. Le parti vocali sono affidate a Kim Song Sternkopf, già noto su lidi post-black come cantante nei Møl.

Una breve e prescindibile introduzione lancia l’autentico inizio dell’album, “Cry Of Olympus”, che mette in chiaro come il periodo di inattività non abbia spuntato le armi del quintetto: ritmiche arrembanti, chitarre dall’accordatura ribassata e sferragliante, atmosfere cupe ma epiche e attitudine alla composizione di tipo orchestrale dominano la canzone, facendone il brano più tirato e di impatto del disco. Sternkopf imposta il suo stile per questo album alternando growl e scream e inserendo qualche passaggio pulito, ma senza mai sconfinare nel virtuosismo vocale.

Il secondo brano in scaletta è “A Blinding Trust In Chosen Kings” ed è quanto di più lontano i The Arcane Order abbiano in repertorio rispetto alla opener: un tappeto saldamente death metal sostiene un intreccio di melodie di stampo squisitamente prog, con modulazioni maggiore/minore, imprevedibili salti di accordo e andamento spezzato. Se con il primo brano l’indirizzo stilistico era tendente al black sinfonico qui la bussola è fissa verso il death tecnico.

Come se i primi due brani avessero stabilito i confini, il resto del disco si muove all’interno delle coordinate individuate in precedenza, mostrando un peculiare rifiuto della formula strofa-ritornello in favore di un andamento sulla falsariga di una composizione classica, dove invece di ripetere un certo pattern si preferisce indirizzare l’ascoltatore tramite movimenti, alternando momenti veloci e lenti, pesanti ed eterei ripetendo segmenti in piena libertà. Il risultato sono brani lunghi ed elaborati che però faticano a imprimersi nella memoria. La produzione, affidata al veterano Jacob Hansen come tutte le registrazioni del gruppo, è moderna e pulita ma abbonda di sovraincisioni, formando un muro di suono che spesso impedisce di distinguere il contributo dei singoli strumenti: di nuovo, una scelta orchestrale in opposizione alla scuola rock. Fanno eccezione gli assoli di chitarra che vengono sempre portati in evidenza, forse anche troppo per i miei gusti ma è indubbio il ruolo di prima importanza assegnato a queste parti.

In una scena saturata anni fa da decine di gruppi di alto livello i The Arcane Order mantengono un posto probabilmente di nicchia ma poco confondibile e potenzialmente gradevole a tanti: hanno il gusto orchestrale oscuro dei Dimmu Borgir senza cadere nel tronfio, hanno la varietà e le doti musicali dei Darkane o degli Urkraft ma senza averne certi spunti di follia, padroneggiano le melodie come i Soilwork senza mai scadere nel “pop con chitarroni”, e picchiano come i migliori Hypocrisy ma con maggiore varietà. A tanti tratti positivi si accompagna però come contraltare una certa assenza di autentici punti di forza personali, ma sarebbe un peccato veder sfilare nel silenzio questo Distortions From Cosmogony perché al di là dei ragionamenti del caso è un album che funziona dall’inizio alla fine, e anche molto bene.