The Brothers Keg - Folklore, Myths And Legends Of The Brothers Keg

THE BROTHERS KEG – Folklore, Myths And Legends Of The Brothers Keg

Gruppo: The Brothers Keg
Titolo: Folklore, Myths And Legends Of The Brothers Keg
Anno: 2020
Provenienza: Regno Unito
Etichetta: APF Records
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TRACKLIST

  1. Moorsmen
  2. From The Records Of Arthur Shnee
  3. No Earthly Form
  4. The Ice Melteth
  5. Introducing The Brothers Keg
  6. Brahman
  7. The Army Of The Thirsty Blade Approaches
  8. Castle Keg
  9. Epilogue
DURATA: 43:44

Folklore, Myths And Legends Of The Brothers Keg è l’album di debutto del trio londinese dei The Brothers Keg ed è stato pubblicato l’11 settembre del 2020 da APF Records. Dopo essere diventato velocemente uno dei più venduti dell’etichetta, a quasi un anno di distanza è stato rilanciato in vinile in edizione limitata.

I The Brothers Keg si stanno facendo strada nell’underground del Regno Unito e il loro stoner-doom psichedelico potrebbe riscrivere le regole del genere. Tom Fyfe (batteria), Tom Hobson (chitarra e voce) e Paul Rosser (basso e voce) ci dimostrano che la pesantezza del metal non è fatta solo di riff aggressivi associati a temi che evocano sofferenza e morte: pur rispettando i canoni sonori di uno stile ben noto, infatti, il trio esplora con audacia e ironia la possibilità di raccontare anche altre storie. Storie, miti e leggende, che, in questo caso, hanno la band stessa al centro dell’attenzione.

I The Brothers Keg sono infatti i musicisti, ma anche gli eroi protagonisti, dell’epica avventura raccontata lungo le nove tracce dell’intrepido album. Venti ululanti, pietre sacre, castelli di ghiaccio, orde di non-morti e venefiche regine sono solo alcuni degli elementi che gli avventurieri trovano sul loro cammino. Guidato da alcune voci narranti, l’ascoltatore si troverà quindi immerso in un grottesco sogno che sembra rievocare le atmosfere fantasy cinematografiche degli anni ’80, condite però con orrori lovecraftiani e visioni estatiche in pieno stile Mastodon e Hawkwind, le due maggiori influenze, estetiche quanto musicali, del gruppo.

Folklore, Myths And Legends si apre col singolo “Moorsmen”: nove minuti di riff potenti e pesanti come i passi di un gigante che attraversano una brughiera; è questa landa desolata a essere il teatro della prima esplorazione degli eroi, che viene raccontata attraverso assoli di chitarra, distorsioni sonore, vocalizzi aspri e abbaianti e accelerazioni ritmiche incalzanti. La seguente “No Earthly Form” usa invece chitarre space-rock e rallentamenti onirici in pieno stile Hawkwind, trasportandoci verso l’ancor più atmosferica “The Ice Meltheth”.

Come fossero un grande preludio, le tre canzoni citate lasciano poi il passo a “Introducing The Brothers Keg”, che suona come un vero e proprio manifesto stilistico in cui il trio si presenta ufficialmente, dando prova della propria potenza e fantasia vulcanica. Mentre “Brahman”, di gran lungo la più psichedelica, ci travolge con suoni e ritmi molto più canonici del genere stoner-doom, risultando comunque molto efficace pur nella sua semplicità compositiva.

Calati nello stato d’animo perfetto per affrontare il gran finale dell’avventura, si arriva quindi a “The Army Of The Thirsty Blade Approaches”, cioè un piccolo intermezzo preparatorio, composto dalle grida di un esercito che si sta preparando evidentemente a una battaglia. È Castel Keg a essere sotto assedio: luogo immaginario e titolo della penultima, potentissima, traccia; riff cadenzati, accattivanti e profondi sembrano imitare i colpi di spada scambiati da soldati durante l’attacco, mentre la parte ritmica cresce di velocità e potenza per galoppare fino al climax, non solo della battaglia, ma dell’avventura e dell’album intero. I vocalizzi gutturali sembrano davvero grida di guerra, forse di vittoria, e arrivano a elevarsi sopra il caos e il rumore del combattimento stesso.

In sintesi, i The Brothers Keg hanno le carte in regola per porsi all’avanguardia del genere, anche se mancano della complessità musicale che invece contraddistingue le band più moderne. Tuttavia, pare che la loro sia una scelta consapevole, poiché la mancanza è compensata ampiamente dal grande sfoggio di fantasia, potenza, aggressività ben dosata e grandezza epica che già in questo album d’esordio si possono notare, e ricordare, facilmente. Un debutto davvero notevole per il trio londinese, di cui sentiremo sicuramente parlare ancora.