THE GLAD HUSBANDS – Safe Places
Safe Places è la seconda fatica dei The Glad Husbands, trio proveniente dalla provincia di Cuneo che è solito definire la propria idea di musica con una formula che, nella sua semplicità, nasconde un dedalo di intrecci, influenze ed emozioni: musica razionale suonata con spirito punk. Un punk che non si rinchiude nella pura attitudine e ruvidezza sonora tipici del genere, ma che amplia la sua essenza verso i placidi e sognanti confini del math rock e del progressive. Che la razionalità possa essere il più straziante dei supplizi è cosa perlopiù risaputa e, ovviamente, non solo in campo musicale; ebbene, i The Glad Husbands hanno dimostrato di esserne pienamente consapevoli.
Quando l’impeto dei Mastodon e dei Drive Like Jehu incontra uno spirito creativo che fa di squadra e goniometro i suoi inseparabili strumenti compositivi, i risultati sono logicamente imprevedibili. Pagina dopo pagina si avanza in questo compendio di creatività e spirito di rivalsa, capitolo dopo capitolo si cade in imboscate soniche tese con suprema perizia. Dopo essere stati pietrificati dal commovente tocco di “Midas”, cullati dai suoi arpeggi e riff struggenti, si viene travolti dalla slavina della successiva “Cowards In Row”; subito prima degli echi e dei riverberi di “Things That Made Sense”, con i suoi rimandi alle sonorità proprie dei colossali Tool, si stagliano “Spare Parts” e la sua intransigenza ritmica intrisa di spunti post-hardcore (che in molti frangenti mi hanno ricordato i migliori Pile).
Safe Places è questo e molto altro, una serenata d’amore prima di un brutale omicidio mosso da un fiume in rotta di passioni e idee. Tre strumenti (due chitarre e una batteria) che compongono un’opera che trasuda originalità da ogni fessura presente nella sofisticata rete dei loro deliri. Rabbia e struggimento, lacrime e sangue, ruvidezza e poesia, math rock e hardcore, ogni possibile opposto emotivo si sgretola e rimescola nei nove brani che compongono questa perla d’inventiva: letteralmente imperdibile.