THE HOWLING VOID – The Triumph Of Ruin | Aristocrazia Webzine

THE HOWLING VOID – The Triumph Of Ruin

 
Gruppo: The Howling Void
Titolo: The Triumph Of Ruin
Anno: 2016
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Avantgarde Music
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TRACKLIST

  1. Lords Of Barren Fields
  2. The Looming Darkness
  3. The Nine Worlds Wept
  4. Fenrir
  5. Where Once A River Flowed
  6. Silence After The Storm
DURATA: 38:17
 

Quinto album in studio in quasi dieci anni di carriera per The Howling Void, progetto solista del polistrumentista texano R. (al secolo Ryan Wilson), e quinta volta che su Aristocrazia presentiamo un suo lavoro. L'ultima apparizione del Nostro su queste pagine fu agli inizi del 2015, quando Bosj vi parlò della ristampa dell'ep "Runa", avvenimento che segnò l'inizio della collaborazione tra la band e la Avantgarde Music; ora abbiamo di fronte "The Triumph Of Ruin", primo frutto sulla lunga distanza del sodalizio poc'anzi citato.

Parto con una considerazione personale: non ho mai ritenuto che The Howling Void fosse la creatura musicale di un fuoriclasse, poiché i dischi prodotti comunicavano a risultati alterni un livello di personalità compositiva e di ispirazione che raramente oltrepassavano la soglia della mediocrità standard; ascoltando questo nuovo disco sono stato invero assai sorpreso e felice di poter riconsiderare la mia posizione. Il minutaggio più ristretto rispetto alla norma mi aveva già fatto intuire qualcosa, ma con l'apertura affidata a "Lords Of Barren Fields" mi è sembrato subito evidente che Ryan abbia voluto proseguire — più dal punto di vista della crescita artistica che da quello stilistico — su quel cammino di elevazione individuale timidamente intrapreso con "Runa" e che era stato poi subito messo da parte con "Nightfall". Il processo evolutivo abbozzato nell'ep inizia qui a dare i suoi primi risultati: è evidente infatti che ora abbiamo a che fare con un progetto più maturo e solido, un progetto con basi più consistenti guidato da un musicista che sembra finalmente aver trovato una propria dimensione e aver attizzato una scintilla che fino a ora era rimasta perlopiù occultata dietro una spessa cortina di ciclicità e immobilità artistica.

Pezzi come "The Looming Darkness", "Where Once A River Flowed" e "Silence After The Storm" dimostrano che Ryan ha deciso di fare le cose davvero sul serio, forse complice anche la propulsione inconscia data dal cambio di etichetta: le sezioni ritmiche sono determinanti come raramente era successo in precedenza, mentre il pregevole operato delle tastiere cesella un lavoro chitarristico di notevole fattura, il quale si districa con naturalezza tra nebulose linee melodiche atte a rinforzare l'impalcatura atmosferica e corposi riff che fungono da struttura portante per i momenti più muscolari. L'intero apparato viene intelligentemente accompagnato da una prova vocale sostanzialmente più espressiva, senza comunque mai fuoriuscire da un corpus stilistico formato da suggestivi panorami di nebbiosa e suadente disillusione, da solenni struggimenti e da consce agonie spirituali, liquefatte in un impietoso e tumultuoso oceano di cupa, corrosiva e subdola afflizione.

Un episodio come lo strumentale "The Nine Worlds Wept" credo risulti esemplare nell'incorniciare le caratteristiche fondamentali di una prova di tutto rispetto: qui si percepisce infatti con maggiore forza la capacità di evocare un'atmosfera veramente toccante, grazie alla seppur relativamente semplice e lineare trama imbastita dagli enfatici intrecci tra tastiere, violino, chitarra e batteria. La lucida sofferenza e la malinconia portati alla luce ricreano le condizioni perfette per alimentare e sublimare un climax permeante una scaletta compatta e omogenea, con davvero poche — e francamente del tutto trascurabili — sbavature e tanti, tantissimi pregi.

"The Triumph Of Ruin" è dunque un'opera che davvero potrebbe segnare una svolta decisiva nella carriera di Ryan, poiché questa volta The Howling Void pare aver raggiunto un punto di maturazione che dopo "Nightfall" francamente era difficile auspicare; i pronostici sono invece stati gradevolmente sovvertiti e il Nostro ha finalmente sfoderato una prova che — in barba alla mediocrità del passato — porta alla luce ottime abilità compositive e notevole ispirazione, con la speranza che la prosecuzione di questo cammino possa regalarci in futuro perle di valore ancora maggiore. Per ora, applausi!