THE ROVING MAGPIE – Seven Sad Songs
Continua il nostro viaggio nella serie Owltree, l’ultimo parto in casa Pest Productions, questa volta con un mini album più vicino alle coordinate del neofolk (rispetto al dark folk dei Dementia Ad Vitam). Seven Sad Songs è il disco d’esordio di The Roving Magpie, l’ennesimo progetto alternativo della mente di Blaze Of Sorrow e Vollmond (qui incluso nel libretto come Peter the Oystercatcher).
Questa interessante entità italiana sembra affondare le sue radici concettuali in un’estetica ottocentesca, come esplicitato anche dalla rivisitazione del celebre dipinto L’Absinthe di Edgar Degas (1876) in copertina. In questa versione, c’è anche la gazza che dà il nome alla band seduta al tavolo vicino a quello dei due soggetti storici, intenta a rimuginare smarrita nel suo angolo scuro.
Come il titolo anticipa, il mini è composto da sette canzoni tristi e la qualità media è davvero alta. La fascinazione degli ambienti black metal per le suggestioni più intime e le riflessioni ubriache che il neofolk permette non è più cosa nuova, ma è sempre intrigante ascoltare come diversi progetti esplorino questi territori. Per restare in Italia, questo album mi ha a tratti ricordato l’erotismo alcolico degli Spiritual Front (“The Rime Of The Drunken Rock”) e il gusto più sobrio degli Argine (soprattutto in “The Last Song”). I sette brani sono tutti di una durata piuttosto contenuta e decisamente vari nel loro svolgimento. La conclusiva “Thulean Chant” addirittura mi ha portato alla mente i momenti acustici degli Agalloch, che Peter mette in gioco con sapienza. Seven Sad Songs è un mini senza fronzoli, che mette da subito in chiaro a cosa si va incontro e sviluppa in meno di trenta minuti i suoi contenuti in maniera brillante.
Il design del digipak è molto semplice e resta coerente in termini tematici, con uno scheletro che regge una fisarmonica all’interno di una bara, in una delle facce interne della confezione. Come suggerito dal disegno sul retro, la gazza vagabonda porta a spasso la sua boccetta di vino e condivide le sue tristi riflessioni sull’esistenza, fermandosi un po’ dove le pare, proprio come un buon side project dovrebbe fare.