THE UNBORN DEAD – Primitive Origins | Aristocrazia Webzine

THE UNBORN DEAD – Primitive Origins

 
Gruppo: The Unborn Dead
Titolo:  Primitive Origins
Anno: 2011
Provenienza:  Canada
Etichetta: Autoprodotto
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TRACKLIST

  1. Intro
  2. Totalitarian Rites
  3. Final Judgement
  4. Primitive Origins
  5. Pieces
  6. Cult Of The Cock
  7. Captive
  8. Parasitic Leech
  9. Ones Own Blood
  10. Upward Crawl
  11. Mosque Burner
DURATA: 34:56
 

Il brutallo suonato alla vecchia maniera con spolverate derivanti dal panorama odierno? I canadesi The Unborn Dead, dopo aver prodotto un eponimo ep, che a quanto mi risulta è sold out da tempo, rilasciano sempre tramite autoproduzione l'album di debutto "Primitive Origins" e sono martellate sui denti che mi han fatto realmente godere.

Parliamoci chiaro sin da subito, il lavoro in questione non inventa davvero nulla, è un compito in classe formalmente ben fatto e la derivazione da gruppi quali Cannibal Corpse e soprattutto Suffocation è palese, quello che però fa veramente bene al cuore di un amante del suono brutale risiede in un songwriting che si assesta su ottimi livelli.

È lodevole la qualità del riffing, le due asce John Murphy (ex Vomit Remnants) e Steve Watson (ex dei The End) inanellano giri psicotici e maceranti uno dietro l'altro coadiuvati da basi martellanti e dinamicamente ricche di cambi di tempo, è infatti altrettanto pregevole la prestazione del batterista Johnny Macri che sembra possedere un tasto start/stop in grado di dare una marcia in più alla già prestante forma canzone elaborata. È dovuta la menzione per quanto riguarda sia l'operato di basso di Darek Palubiak, preciso e presente nel portare a termine il compito assegnatogli, che la grintosa e cavernicolare prova dietro il microfono di Stefano Manera (ex Blood Of Christ), il cantante ringhia incattivendosi a più non posso.

La scaletta scorre via senza mostrare cali o cedimenti di alcun tipo, probabilmente livellata in più punti. È difficile trovare un brano insufficiente o definibile filler, "Totalitarian Rites" quanto "Final Judgement" e la titletrack così come "Cult Of The Cock" messa a paragone con "Captive" o una delle tre conclusive, "Ones Own Blood", "Upward Crawl", "Mosque Burner", non hanno nulla da farsi rimpiangere, però non possiedono quel quid in più che si evidenzia in soli due episodi: "Pieces", all'interno della quale si registra una coesione strumentale e vocale fantastica e "Parasitic Leech", entrambe adornate dalla fase solistica, peccato, in effetti qualche solo in più sparso lungo il disco non avrebbe guastato.

Per una volta ho potuto ascoltare un "Intro" senza dover skippare perché infastidito da rumori o stronzate similari, il pezzo è uno strumentale preparatorio che ben presenta "Primitive Origins" e ha il gusto un po' alla Hate Eternal, mentre sulla produzione c'è poco da dire, per avere fra le mani un autoprodotto questi ragazzi dimostrano di tenerci davvero a ciò che fanno e la resa sonora offerta dalle tracce è molto più che semplicemente discreta.

I The Unborn Dead possiedono tutte le carte in regola per fare ancora meglio di quanto messo in piena e irruente mostra con questo importante tassello iniziale della discografia, non sarebbe quindi una sorpresa se dopo un "Primitive Origins" di buona levatura arrivasse nel prossimo futuro una conferma con le contropalle. Augurandoci di poter gioire di un'ennesima ed evoluta badilata a venire, non posso far altro che consigliarvene l'ascolto. Che il brutal sia con voi!