THROWING BRICKS – The Burden
Dopo aver trattato il fardello esistenziale degli Implore, il tempismo non sempre imperfetto delle nuove uscite musicali mi porta a recensire un altro Burden: quello cantato dai Throwing Bricks, quintetto di Utrecht dedito ad un annichilente connubio fra sludge, screamo, post-hardcore e quel tocco di black metal che rende il tutto più oscuro e accorato.
The Burden — questo il titolo esatto dell’album — rappresenta la seconda prova discografica dei Throwing Bricks, che avevano già destato l’attenzione degli appassionati di questo tipo di sonorità con What Will Be Lost, uscito nel 2020.
Se il disco d’esordio era incentrato sul nucleo tematico del lutto e della perdita in generale, The Burden si concentra maggiormente su come si possa venire a patti con quanto tenti di annientarci, che si tratti della separazione da qualcuno, della sanità mentale vacillante o, più semplicemente, delle emozioni negative con le quali tocca fare i conti ogni giorno.
La pesantezza di The Burden viene immediatamente sviscerata dall’intro cadenzato di “Bricks Of Grace”, che ben presto esplode con lo scream sentito di Niels Koster in veste di protagonista. Tuttavia, proseguendo nell’ascolto si capisce abbastanza rapidamente che l’intento dei Throwing Bricks non è quello di innalzare un muro sonoro che escluda l’ascoltatore.
Al contrario, come riportano le note introduttive al disco, i Nostri vogliono risucchiare chi si avvicina all’interno di un vuoto rumoroso e pesante («a very heavy and loud void»), fatto di mille sfaccettature e mood diversi, così come molteplici sono le sfumature del dolore che accompagnano l’essere umano.
Probabilmente per questo motivo, le variazioni sul tema sono frequenti ed estremamente magnetiche, contribuendo a rendere il vuoto di cui sopra avvolgente e, a tratti, quasi rassicurante, come nelle parti atmosferiche che popolano “Doubt” e la riflessiva “Safta”, quest’ultima resa più suggestiva dal monologo recitato da Shira Van Der Wouden (ospite anche all’interno di “Hall Of Mirrors”).
Nonostante le sopra citate “Safta” e “Hall Of Mirrors” rientrino senza dubbio fra i brani più evocativi di The Burden, dal punto di vista del coinvolgimento emotivo le cartucce più letali vengono sparate dalla titletrack “The Burden / Noose”: qua i Throwing Bricks chiamano in causa la carica a metà fra la sofferenza lancinante e la rabbiosa volontà di arginare il dolore che pochi generi comunicano efficacemente quanto il post-black à la Lifelover.
Il tutto risulta perfettamente pulito e calcolato al millisecondo, come se i Nostri non volessero concedere nemmeno un minimo di spazio allo sgarro, riuscendo al contempo a dare spazio alla propria dimensione emotiva e viscerale; la pulizia sonora è garantita anche dalla mano di Tim De Gieter, già produttore e bassista dei connazionali Amenra.
Con The Burden, dunque, i Throwing Bricks sembrano essere arrivati ad una lettura dell’esistenza che supera il semplice tentativo di scendere a patti con la sofferenza e la negatività: la band olandese prende di petto queste emozioni umane, ma ci dimostra anche come un modo efficace per affrontarle possa essere quello di filtrarle attraverso la lente più oggettiva della razionalità, che aiuta a dare un senso al magma caotico che abita la mente umana nei momenti in cui ci sentiamo maggiormente persi. Un ascolto imprescindibile per chi non solo si crogiola nel dolore, ma occasionalmente gradisce uscirne.