TODERLEBEND – In Stench We Rot
Gruppo: | Toderlebend |
Titolo: | In Stench We Rot |
Anno: | 2016 |
Provenienza: | Germania |
Etichetta: | Autoprodotto |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 42:49 |
I Toderlebend erano stati una piacevole scoperta di cui avevo avuto modo di scrivere nel 2012 grazie a "Day Of Resurrection", ep che me li fece scoprire e amare sin da subito, ed ero convinto che li avrei ritrovati sulla mia strada successivamente. Bene, il momento è giunto in queste prime settimane del 2017 con l'album "In Stench We Rot", esordio su lunga distanza pubblicato lo scorso anno.
Il trio bavarese si ripresenta incorruttibile e intenzionato a far rivivere la parte più marcescente, sinistra e pura del death metal, quello degli inizi degli anni Novanta e che si rifà fra l'altro ai nomi già tirati in ballo nella recensione precedente, confezionando trequarti d'ora di musica totalmente impregnata di morte, putrefazione e odio. Decadenza e astio guidano la violenta marcia del disco, che incalza in maniera malevola o rallenta in modo tale da scavare quei solchi liquamosi ai quali Reifert e soci ci hanno abituati. Di conseguenza non mi soffermerò a raccontarvi come suonino "Brutal Truth", "Do Or Die", "In Stench We Rot", "Life Is Abuse" o la conclusiva e lunga "Deathwish", chi ha orecchie per intendere avrà inteso e compreso come il materiale messo a disposizione sia incentrato nel far arrapare brutalmente gli ossessionati fruitori di death metal nudo e crudo.
I Tedeschi non si sono risparmiati e hanno fatto le cose per bene, fornendo ancora una volta al proprio lavoro una sezione grafica inquadrata e integralista per impatto e concezione (l'autore è nuovamente Ernst Morsch), mentre la produzione corrosiva volutamente distante dalla nitidezza che fa troppo spesso capolino all'interno delle uscite odierne mantiene intatta la macerante sensazione di disperazione e trapasso generata dai pezzi.
"In Stench We Rot" è un opprimente esempio di come il death metal esista tutt'oggi anche nelle sue forme primordiali, scevre di laccaggi e imballaggi da giocattolo. È un naturale e rancoroso compendio che piace proprio per la semplicità e l'esplicita chiarezza di intento che ne muovono le trame, motivi per il sottoscritto più che sufficienti a far sì che ne caldeggi l'acquisto. Fuckin' Death Metal!