TOMORROWILLBEWORSE – Down The Road Of Nothing
Gruppo: | Tomorrowillbeworse |
Titolo: | Down The Road Of Nothing |
Anno: | 2014 |
Provenienza: | Inghilterra |
Etichetta: | Avantgarde Music / Bylec-Tum Productions |
Contatti: | |
TRACKLIST
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DURATA: | 38:56 |
La Avantgarde Music ci ha sempre abituati bene, diciamocelo, e raramente si sono contate uscite dell'etichetta milanese che fossero sotto un ottimo livello, dunque è con un po' di dispiacere che accogliamo il debutto dei giovani Tomorrowillbeworse (uscita peraltro coprodotta con l'interessante Bylec-Tum): lungi dall'essere un "brutto" disco, "Down The Road Of Nothing" è semplicemente un album tiepido.
Duo formatosi nel 2011 in terra d'Albione, ma di origine italiana, il progetto consta di R. (testi e immagini) e Zack "Kenosis" Cignetti (musica, voce e tutti gli strumenti), da poco entrato a far parte dei già trattati Aphonic Threnody. La musica dei Tomorrowillbeworse è un magmatico post-black a cavaliere tra le ormai arcinote (e un po' abusate) soluzioni di gente come An Autumn For Crippled Children da un lato e umori particolarmente depressivi, sul genere dei più recenti Forgotten Tomb, dall'altro, questo sempre riuscendo a mantenere una certa dose di personalità e organicità lungo il corso dell'album.
Fino a qui, dunque, assolutamente nulla di male, anzi, il filone post-black sta vivendo un ottimo momento e un disco in più non nuoce a nessuno: il problema però è proprio questo, ossia che "Down The Road Of Nothing" non è altro che "un disco in più". Probabilmente complice una produzione non all'altezza in quanto troppo omogenea e decisamente poco valorizzatrice dei diversi strumenti, il lavoro di Kenosis e R. manca di veri e propri spunti, riducendosi a poco più di un compitino, senza riuscire a farsi notare in alcun suo frangente. La chitarra, al di là di qualche effetto o qualche nota pulita, macina riff eccessivamente simili l'uno all'altro e va sempre alla stessa velocità; la voce, allo stesso modo, non conosce variazione dal tema e il risultato finale è l'appiattimento generale di un'atmosfera che di per sé non ha davvero nulla di sbagliato, ma stufa troppo in fretta. Non basta qualche blast-beat lungo la traccia che porta il titolo del disco a regalare emozioni, né i testi pur piacevoli ed evocativi riescono a scolpire immagini significative nella mente.
Non è sufficiente nemmeno un brano in francese leggermente più veloce ("Étouffer…") o un altro un po' più lungo leggermente più lento ("Aesthetics…") a fare la differenza: è tutto troppo omogeneo e ripetitivo per catturare l'attenzione in una scena che oggi da questo genere di uscite è poco meno che invasa. Buone le premesse, ma la noia è dietro l'angolo.