TOTALITARIAN – De Arte Tragoediae Divinae
Il retaggio degli Incantation è ormai da anni oggetto di studio e continua meraviglia. E nella scia dei figli bastardi di John McEntee, in compagnia dei soliti Mitochondrion, Antediluvian e affiliati, quantomeno gli affiliati che hanno preso più in considerazione l’immaginario black metal discostandosi dal death metal puro, da oggi troviamo anche i Totalitarian.
A quanto pare italianissimi di nascita e di stanza nella Capitale, i Nostri partono in quarta con un album come prima pubblicazione assoluta, e fin dall’inizio è evidente come i musicisti coinvolti, sebbene non sia chiaro di chi si tratti, non siano di primo pelo. Il disco è costruito a dovere, con un occhio di riguardo in primis per le atmosfere catacombali e quasi lovecraftiane, sebbene di demoniaco in senso proprio in De Arte Tragoediae Divinae ci sia poco o nulla. L’intero lavoro dei Totalitarian è infatti dedicato al vescovo austriaco Alois Hudal, figura profondamente controversa che, di stanza a Roma durante l’occupazione nazista, da un lato si espose affinché i Tedeschi ponessero un freno all’arresto degli Ebrei nella capitale, dall’altro si professò sempre convinto sostenitore del nazionalsocialismo e al termine del conflitto si adoperò attivamente per organizzare la fuga di numerosi criminali di guerra nazisti. Non una figura che si vuole dare in esempio ai propri figli.
I testi, tuttavia, non sembrano avere alcuna implicazione politica né particolarmente profonda, limitandosi a dipingere le solite immagini di odio, morte e nichilismo. Ed è qui che, confrontando il libretto e l’unica intervista rilasciata dalla band che sono riuscito a rintracciare, mi è sorta qualche domanda. In particolare, se tutta questa pomposità e questo tirare in ballo un personaggio decisamente scomodo cui dedicare il lavoro non sia il solito tentativo di marketing, più che una vera esigenza artistica. Perché di totalitario in realtà, nella musica dei Totalitarian, non sembra esserci granché.
In fin dei conti, quale che sia la risposta, resta il fatto che De Arte Tragoediae Divinae è un ottimo album, di grande atmosfera, disturbante e disturbato, che funziona a meraviglia. Vedremo in futuro se riusciremo a scoprire qualcosa di più sul pensiero e sugli orizzonti dei Totalitarian, per ora c’è di che accontentarsi.